domenica 16 marzo 2008

Via Fani, 16 marzo 1978


Trent'anni fa, il 16 marzo 1978, era un giovedì ed alle 9.10 di quel mattino l'Italia entrava in un incubo che la tenne per due mesi sospesa in uno stato di angoscia e di rabbia, di impotenza e di indignazione.
A Roma, in via Mario Fani, nel quartiere Trionfale, una dozzina di terroristi delle Brigate Rosse mettevano in atto un'azione di tipo militare e, per rapire l'onorevole Aldo Moro, uccidevano i cinque uomini di scorta. Moro si stava recando alla Camera, dove Giulio Andreotti presentava il suo nuovo governo.

La linea della fermezza fu subito evidente: tutto l'arco costituzionale decise di rispondere così a quello che, ora dopo ora, appave come un attacco allo Stato.
Il tempo delle polemiche, delle rivisitazioni, della dietrologia, dei complotti, degli intrighi, dei cosiddetti "misteri" venne dopo. Come sempre accade in questo paese.
Ma quel giorno l'Italia, smarrita e sdegnata per quell'eccidio, con i poliziotti nelle strade di Roma, piangeva quelle cinque vite spezzate sull'Alfetta di scorta e sulla Fiat 130 di Moro.



Foto: ADNKronos


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LA FRASE DEL GIORNO
La vita divide gli amici forse più dei nemici e sulle strade opposte scende il silenzio e l'oblio.
GUIDO GOZZANO, L'erede prescelto

3 commenti:

Deevee ha detto...

Ciao Daniele.

I moved off of blogger.com and onto wordpress.com. If you still want to poke your head in from time to time it's mioangolo.wordpress.com. One of these days I'll be able to understand what you're putting into your blog!

a presto

-dv

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

1978...A quell'epoca, ero una giovane matricola universitaria, non particolarmente attenta alla politica, nè particolarmente interessata alla figura di Moro.

Ricordo però benissimo la sensazione di angoscia del 10 maggio (giorno del ritrovamento dell'auto con il suo corpo).

Quel giorno, quelle sensazioni... impossibile non scriverne. Infatti, immediatamente, scrissi. Presi nota, semplicemente, delle mie emozioni.

Rileggerle, a distanza di 30 anni me le fa rivivere intatte.

Questo è ciò che scrissi allora, di getto:



10 MAGGIO

Nelle nuvole intrise di sangue/
S’avvolge più triste stasera il sole;/
pregna di sangue sacrificale
l’aria/ m’è parsa in quest’attimo
irrespirabile./

E’ difficile morire per nulla,/
pur se si son posseduti ideali./
Lacerata da contese inumane/
si va sciogliendo nel tramonto/
la speranza./

Rileggeranno un giorno, nella storia/
e tutto si parrà, come ora, allucinante./


(maggio 78 – Omicidio A. Moro)


Rievocare, talvolta fa comprendere molte cose. Ma la storia non ci insegna nulla, purtroppo...e spesso, si ripete.

Luciana

http://www.comoinpoesia
http://www.lucianabianchicavalleri.com

DR ha detto...

È vero. Io ero uno studente delle medie, ma ricordo l'emozione e l'angoscia di quel giorno. Ancora non scrivevo poesie, erano i tempi in cui si rincorreva un pallone o si giocava ai quattro cantoni nel cortile. Quel giorno c'era un silenzio irreale - le facce scure dei professori contagiarono anche la nostra esuberanza di ragazzi