mercoledì 21 gennaio 2009

Cos'è la poesia? (VIII)


LAWRENCE FERLINGHETTI

COS'È LA POESIA


Poesia è notizie dalla frontiera della coscienza,
Poesia è religione religione poesia,
Sia poesia emozione ritrovata in emozione,
Ogni poesia una temporanea follia
e l’irreale è il più realistico,
Dice l’indicibile
Pronuncia l’impronunciabile sospiro del cuore,
Una poesia… sta in una pagina sola
ma può riempire un mondo
e sta bene nella tasca di un cuore,
Poesia è lotta continua
contro silenzio,
esilio inganno,
Lasciate che un nuovo lirismo salvi il mondo da sé
sia in sfide per giovani poeti
Siate poeti, non affaristi…,
Mettete in discussione tutto e tutti…,
Date alla vostra poesia ali per volare sulle cime degli alberi,
Evitate la provincia, mirate all’universo,
Cercate di raggiungere l’irraggiungibile,
Resistete molto, obbedite meno.



In questi versi il poeta americano della beat generation Lawrence Ferlinghetti esprime il suo concetto di poesia. Vi sono alcune parole che saltano all'occhio: emozione, follia, discussione, non affaristi, universo. La poesia alla fine è un condensato di tutte queste cose: se è chiaro, come sostenuto ormai da mesi nei post dedicati a questo tema, che è emozione, vale la pena aggiungere anche le altre. Ovvero, il poeta è un visionario, perché riesce a catturare le immagini e a estrinsecarle in versi; è una persona che ragiona, che dubita, valuta, mette in discussione tutto, anche le sue certezze; e lo fa non certo per denaro, semmai per la gloria, visto che la poesia è snobbata in questo mondo contemporaneo, relegata alla periferia delle librerie in angusti scaffali; è un idealista che tende all'universo, del quale scruta tutti gli angoli, anche quelli remoti insiti all'interno di ognuno di noi.

E tutto questo, secondo Ferlinghetti, dovrebbe essere la molla per andare controcorrente, per avere la forza di lottare contro le ingiustizie. Quando la poesia però si impegna politicamente rischia di cadere nell'opposto di tutti quegli ideali espressi: il poeta allora può diventare cieco e fazioso e perdere di vista quel senso universale, diventare "affarista", pagato non in denaro ma in facile consenso...




Lawrence Ferlinghetti a Berlino nel 2004




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LA FRASE DEL GIORNO
Io comincio a far poesie quando la partita è perduta. Non si è mai visto che una poesia abbia cambiato le cose.
CESARE PAVESE, Il mestiere di vivere




Lawrence Ferlinghetti (Yonkers, New York, 24 marzo 1919), poeta ed editore statunitense. Nel 1955 fondò la City lights rocket bookshop a San Francisco che divenne il centro culturale del movimento beat. Parte della sua poesia è di protesta politica e si pone in opposizione alla violenza. La sua opera, pur lirica, è caratterizzata da un vivo senso dello humour e della satira.


4 commenti:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Ciao Daniele

mi sono subito copiata la frase di Pavese, eppure, non la condivido!
Per me peronalmente, la poesia da sempre cambia lo stato delle cose:
innanzitutto, fare poesia mi cambia il morale e l'umore e poi, conseguentemente, tutti i "colori" della mia giornata!
(E, per quel poco che posso dire di conoscere di te, secondo me anche tu condividi il mio pensiero...o mi sbaglio?)
Luciana - comoinpoesia

DR ha detto...

Condivido. Infatti non condivido neppure la visione di Ferlinghetti: la poesia non va asservita al potere, la poesia non è lotta contro, ma lotta per, e parte dal profondo. La frase di Pavese serve solo a fare una sintesi del post: in realtà la poesia, secondo me, cambia le cose. Non è un caso che Pavese si sia avvelenato...

Anonimo ha detto...

pffiuuu...allora siamo almeno in due, Daniele!
(Ed io sarei disposta a lottare "contro" solo e sempre, pur di affermare e diffondere questa nostra opinione!)

DR ha detto...

Aggiungo che se il mondo va a rotoli è anche per questa visione particolare della poesia, relegata in un angolo. Meno Grande Fratello e meno isole dei famosi e più Poesia! La Poesia al potere! Il giorno sarà migliore...