sabato 16 maggio 2009

Dolce tristezza


GUIDO GOZZANO
L'ULTIMA INFEDELTÀ

Dolce tristezza, pur t'aveva seco,
non è molt'anni, il pallido bambino
sbocconcellante la merenda, chino
sul tedioso compito di greco...

Più tardi seco t'ebbe in tuo cammino
sentimentale, adolescente cieco
di desiderio, se giungeva l'eco
d'una voce, d'un passo femminino.

Oggi pur la tristezza si dilegua
per sempre da quest'anima corrosa
dove un riso amarissimo persiste,

un riso che mi torce senza tregua
la bocca... Ah! veramente non so cosa
più triste che non più essere triste!

(da I colloqui, 1911)


Ha un secolo questo sonetto di Guido Gozzano, stampato il 5 luglio 1909 su "La Donna", ma composto l'anno prima. L'ultima infedeltà, quella che dà un senso all'intera poesia, è l'abbandono della tristezza che ha accompagnato il poeta negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, periodo mitizzato da Gozzano: quella dolce tristezza che gli veniva dalla mancanza di un vero affetto si è dileguata con il tramontare della giovinezza, si è trasformata in un riso amaro e sarcastico. Aver perso quella compagna malinconica - ricordiamo la "felicità di essere triste" di Victor Hugo - è allora la vera tristezza.

"Dolce tristezza": non è un ossimoro la fusione di questi due concetti, ma un amalgama sorprendente come certe volte capita in cucina - il risotto con l'uva fragola, i dessert con le melanzane... Dolce può essere la tristezza e molti esempi sono riscontrabili soprattutto nel periodo a cavallo tra la metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento:

"Nulla è più dolce e triste
de le cose lontane".

GABRIELE D'ANNUNZIO, "Invito alla fedeltà"

"È che la dolce tristezza di questo pacifico spettacolo entrava in comunione simpatica con la tristezza dolce di cui si impregnava il loro sogno comune".
HENRI MURGER, "Il paese latino"

"E tutto il triste dolce di una cosa finita
e tutto il triste dolce di una cosa perduta".

GEORGES RODENBACH, "Del silenzio"

Come si può notare, il confine tra dolcezza e tristezza è davvero labile.


Jacques Van Loo, “Malinconia”

 

*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *  * 
LA FRASE DEL GIORNO
Le cose diventano più dolci quando sono perdute.
FRANCIS SCOTT FITZGERALD, Belli e dannati




Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916),   poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.


Nessun commento: