lunedì 21 dicembre 2009

Il ricordo di un Natale lontano

  

ALFONSO GATTO

FACCIATA NATALIZIA NAPOLETANA

Ai poveri balconi delle case felici
zeppe di strilli, inferme, in alto alle cornici,
ove il cielo dei fili si perde nell'albore
murario delle cupole e nel freddo del cuore,
e Napoli nell'agro falsetto trova il piglio
grinzoso, la sua matria ridicola di figlio
di scena è la facciata ove il Natale mostra
i melloni, le sorbe, l'uva dei merletti
di carta, i fichi d'India. (E' la nomenclatura
del far tutto con cura.) Qui sbiadiva la nostra
fanciullezza pensosa: la stanza, i vecchi letti,
il Vesuvio dipinto sul mare di Bengala.
Era l'aria festiva, era l'aria di tutti,
la porta sulla scala aperta ai pastori
che piangevano i lutti, il bambino che viene
in braccio alle novene.
Era un vederci fuori
di noi, "al vento, al gelo", per restar dentro, al fiato
di quel primo passato ove albeggiava il cielo.
Ho dipinto un ricordo, il ricordo ha la mano
paffuta di geloni per quel mangiare poco
in mostra sui balconi, ma dipingo per gioco.

(da Rime di viaggio per la terra dipinta, 1969)

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Natale è tempo di ricordi e di tradizioni che si rinnovano. La cena della Vigilia al sud, lo sfarzo del pranzo di Natale al nord. I prodotti tipici che tornano ogni anno: gli agnolotti, il capitone, il panettone, gli struffoli, il tacchino ripieno di castagne. E poi la tombola, lo stare insieme…

Alfonso Gatto dipinge – è il tratto distintivo di questo poeta che fu anche pittore – il ricordo del suo Natale napoletano. Una festa che fa della casa di facciata un immenso presepe, come quello tipico della città vesuviana: tutti diventano personaggi di quella scena, il Bambino che viene in povertà è uno di loro, poveri e colpiti dalle disgrazie della vita. È come vedersi per una volta dal di fuori, non più spettatori ma protagonisti, con la gioia della recita, del gioco. Almeno nel ricordo di un’infanzia lontana…

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Particolare di presepio napoletano del ‘700

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LA FRASE DEL GIORNO
Tutto si calma di memoria e resta / il confine più dolce della terra / una lontana cupola di festa.
ALFONSO GATTO, Poesie, Oblio




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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