giovedì 22 agosto 2013

L’iperbole che ami

 

GIOVANNI RABONI

dalle CANZONETTE MORTALI

L’iperbole che ami,
quella che sei: t’adoro
nella curva dei fianchi
nel niente del costato.

*

Io che ho sempre adorato le spoglie del futuro
e solo del futuro, di nient'altro
ho qualche volta nostalgia
ricordo adesso con spavento
quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,
quando dal mio piacere
sarai divisa e forse per bellezza
d'essere tanto amata o per dolcezza
d'avermi amato
farai finta lo stesso di godere.

*

Le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l'amore.

*

Non questa volta, non ancora.
Quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma - e c'è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per i tuoi capelli.

Meglio che tu non sappia
con che preghiere m'addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un'altra volta
dall'avido sonno indovino.

(da Canzonette mortali, Crocetti, 1986)

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Le Canzonette mortali di Giovanni Raboni sono l’espressione dell’eros contrapposto a thanatos (l’amore di fronte alla morte): “Penso se avrò il coraggio / di tacere, sorridere, guardarti / che mi guardi morire” arriverà a dire a quel “tu” poetico che corrisponde alla poetessa Patrizia Valduga, sua compagna dal 1981 fino alla fine. Ma bastano questi frammenti – quasi da Antologia Palatina, da alessandrino – a descrivere quell’amore dove la differenza d’età – 21 anni – è una considerazione dalla quale non si può prescindere.

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pt-lovers-over

SIMONE LIPSCHTICK, “LOVERS”, PARTICOLARE

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LA FRASE DEL GIORNO
Solo questo domando: esserti sempre, / per quanto tu mi sei cara, leggero.
GIOVANNI RABONI, Canzonette mortali




Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.


4 commenti:

Rosanna Bazzano ha detto...

Quanto sono veri questi pensieri, quanta tristezza mi entra oggi attraverso queste righe, quanta bellezza...

ciao

DR ha detto...

l'amore non ha età, non ha confini, non ha limiti... è la vita pratica che li crea

Vania ha detto...

...ahhh l'amor...vecchio o giovane che sia.:)

ciaoo Vania:)

DR ha detto...

ah, l'amour... continuo a sostenere che non ha età