sabato 30 novembre 2013

Il contratto

 

WISŁAWA SZYMBORSKA

NULLA È IN REGALO

Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo,
sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
Tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
Ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L'inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
Dove, quando e perché
Ho permesso che aprissero
Questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
noi la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce
Che manchi all'inventario.

(da La fine e l’inizio, 1993 – Traduzione di Piero Marchesani)

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Lo sguardo ironico del Premio Nobel 1996, la poetessa polacca Wisława Szymborska avvolge la vita: ecco che allora questa nostra esistenza si trasforma in una sorta di contabilità, con le colonne del dare e dell’avere, un disincantato estratto conto dove incolonnare albe e tramonti, gioie e dolori, felicità e malinconie. Ma è un contratto capestro: in realtà non è possibile sfuggirvi.

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kush-wardrobe

VLADIMIR KUSH, “WARDROBE”

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita sulla Terra costa abbastanza poco. / Per i sogni ad esempio qui non paghi un soldo. / Per le illusioni – solo se perdute. / Per il possesso del corpo – solo con il corpo.
WISŁAWA SZYMBORSKA, Qui




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


venerdì 29 novembre 2013

E s’ama col proprio cuore

 

ALFONSO GATTO

SORRIDERTI

Sorriderti forse è morire,
porgere la parola
a quella terra leggera
alla conchiglia in rumore
al cielo della sera,
a ogni cosa che è sola
e s’ama col proprio cuore.

(da Poesie d’amore, Mondadori, 1972)

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Poesia alquanto criptica, davvero emetica questa di Alfonso Gatto: amore è condividere, dividere la propria anima con l’altro. Può giovare alla comprensione ciò che Gatto scrisse nella prefazione alla seconda edizione di questa raccolta, quella che nel 1972 univa le poesie scritte dal 1941 al 1949 a quelle del periodo 1960-1972: “Amare non è ragionare, non è credere, non è contrattare il possibile o azzardare l’ignoto. Amare è invocare fisicamente tutto l’essere per una goccia di vita, quale sia il sangue a irrompere o a tacere, come avviene per la morte. L’amore volta nell’impegno e nella riuscita del dono, nella volontà e nella grazia, e, in tal senso, deve toccarci”.

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Vettriano

JACK VETTRIANO, “LOVE STORY”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore, stretto di baci / filtro di sonni leggeri, / l’amore soffia alle braci / notturne dei grandi pensieri.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


giovedì 28 novembre 2013

Come l’acqua

 

JAIME TORRES BODET

RITRATTO

Il tuo amore è tutto nell’assenza.
    Arrivano alla mia anima
- come il profumo di un giardino nascosto -
    le tue vaghe parole.

Non sai restare. La tua essenza
    passa come l’acqua.
Come l’acqua l’anima del cielo che guardi
sei, soltanto, la tua anima.

Per altri sarai come argilla docile,
    come soffice edera.
Ed io vorrei vederti ferma un solo istante
sullo stesso ramo…

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Forse è vero il detto che “in amor vince chi fugge”: sono numerose le poesie dedicate all’assenza della persona amata, da Jorge Luis Borges (Assoluta come un marmo farà / tristi altre sere la tua assenza) a Mario Luzi (Non andartene, / non lasciare / l’eclisse di te / nella mia stanza), da Julia de Burgos (-Ti ho baciato tanto stanotte! / - Mi hai baciato in assenza) a Vincenzo Cardarelli (E la tua assenza so quel che mi dice, / la tua assenza che tumultuava, / nel vuoto che hai lasciato, /come una stella). Ce ne sono molte altre, su questo blog. Aggiungiamo anche questa, dello scrittore e diplomatico messicano Jaime Torres Bodet. Però quel detto non è vero: in amore alla fine a perdere davvero è chi fugge.

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RAFAL OLBINSKI  610

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
C'è, scavata nell'aria, la tua dolce / forma di donna: un vuoto / che palpita di te come l'immoto / silenzio dopo una perduta voce
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DIEGO VALERI, Poesie




Jaime Torres Bodet (Città del Messico, 17 aprile 1902 – 13 maggio 1974), poeta, scrittore e politico messicano. Più volte ministro, fu direttore generale dell’UNESCO e ambasciatore in Francia. La sua poesia ha un accento sapido e malizioso grazie al quale egli non cadde mai in effetti facili o gratuiti.




mercoledì 27 novembre 2013

Il politico e la bambina

 

KARMELO C. IRIBARREN

IL CANDIDATO PER LA STRADA

Distribuisce volantini
con la sua foto,
sorride,
promette,
stringe mani.
Nessuno crede
una parola,
ma fa lo stesso,
il cameraman continua
a filmare.
Una bambina si avvicina:
Guarda, mamma – dice –,
recitano.

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Il minimalismo di Karmelo C. Iribarren applicato alla politica. Quello che una volta veniva definito qualunquismo e che rimaneva isolato, ora, forse anche grazie alla diffusione capillare dei mezzi di comunicazione, è ormai l’atteggiamento generale della popolazione: l’impegno ideologico e politico è visto sempre più – e molto spesso con ragione – come una cosa svalutata, sporcata da troppi scandali e troppi litigi. Il politico che si “vende” per strada o al mercato distribuendo volantini è ormai alla stregua di un qualsiasi imbonitore.

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Politico

MURALE DI INTERSNI KAZKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono tre tipi di impostori: i bugiardi, i bugiardi sfacciati e i politici.
WILL ROGERS




Karmelo C. Iribarren (San Sebastián,  19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”.


martedì 26 novembre 2013

Gioco d’amore

 

ERNESTINA DE CHAMPOURCÍN

NON ERA PER ME

Non era per me…
Già lo sapevo.
Ma ho saputo illudermi
così bene con le bugie
e giocare al gioco
della falsa felicità,
che talvolta mi dimentico
- vedi come sono bambina? -
che stavo giocando
che tu mi amavi.

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Amore infelice, amore non corrisposto. Eppure amore, ugualmente alto, un gioco che si basa sull’illusione, che costruisce castelli in aria e poi li sgonfia. Quanti ce ne sono nel mondo, quanti ce ne sono stati, e a chi non è mai capitato? Questo è della poetessa spagnola Ernestina de Champourcín, allieva di Juan Ramón Jiménez e voce intimista della Generazione del ‘27.

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FOTOGRAFIA © FEMME LOUNGE

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore di ogni istante… / duro amore senza delizie: catena croce, cilicio, / gloria distante, sperata, / gioia e tortura insieme; / realtà dei secoli, grazie di esistere e di stare / nel mai e nel sempre.
ERNESTINA DE CHAMPOURCÍN




Ernestina de Champourcín Morán de Loredo (Vitoria, 10 luglio 1905 – Madrid, 27 marzo 1999), poetessa e  scrittrice spagnola. La sua poesia riflette le caratteristiche principali delle maggiori correnti poetiche del XX secolo: dal Modernismo, al Surrealismo, alla poesia religiosa, all'introspezione, al neosurrealismo, alla poesia mistica e metafisica.


lunedì 25 novembre 2013

Tre cavalieri

 

LARS GUSTAFSSON

IMMAGINE FIABESCA

Quel giorno blu d’autunno sbrigliato
l’aria un nuovo mare di cristallo,
e sul suo fondo i boschi e i campi,
appena mossi dal vento e inondati di luce.
Ma nel bosco di querce dov’era l’ombra
e le foglie cadevano come monete che nessuno osa toccare,
allora apparvero a briglia sciolta tre cavalieri.

Della loro meta nulla possiamo dirvi.

(da Sulla ricchezza dei mondi abitati, Crocetti, 2010 – Traduzione Maria Cristina Lombardi)

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La poesia ha naturalmente in sé una caratteristica visionaria, andando a cercare al di là del reale, scoprendo le connessioni nascoste dietro il visibile. In questi versi del poeta svedese Lars Gustafsson  l’autunno che dipinge una giornata azzurra di sole e un bosco che va spogliandosi delle sue foglie virano in fiaba nordica lasciando l’incertezza su quei cavalieri: sono realtà o fantasia?

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JENNIFER WOODWARD, “FREEDOM OF THE FOREST”

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LA FRASE DEL GIORNO
Dalla sola sottile membrana di un’immagine / il profondo universo e la tenebra dell’occhio sono scissi.

LARS GUSTAFSSON, Sulla ricchezza dei mondi abitati




Lars_Gustafsson_02Lars Gustafsson (Västerås, 17 maggio 1936), poeta e scrittore svedese. Dalla fine degli Anni ‘50 ha prodotto una copiosa opera letteraria composta da romanzi, saggi, poesie e racconti. Nominato al Nobel, ottenne la Medaglia di Goethe.


domenica 24 novembre 2013

Sei la figlia del trainante

 

ROCCO SCOTELLARO

ALLA FIGLIA DEL TRAINANTE

Io non so più viverti accanto
qualcuno mi lega la voce nel petto
sei la figlia del trainante
che mi toglie il respiro sulla bocca.
Perché qui sotto di noi nella stalla
i muli si muovono nel sonno
perché tuo padre sbuffa a noi vicino
e non ancora va alto sul carro
a scacciare le stelle con la frusta.

(da È fatto giorno, Mondadori, 1954)

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È una civiltà contadina ormai scomparsa quella che Rocco Scotellaro, uomo e poeta del sud, giovane sindaco di Tricarico dal 1946 al 1950, descrive nelle sue poesie, auspicandone il progresso sociale ed evidenziandone al contempo i limiti. Anche l’amore si tuffa in quel tessuto sociologico, ne è una fibra che deve sottostare alle convenzioni: così la coppia della poesia deve attendere che il trainante, padre di lei, esca a lavorare prima del sorgere del giorno, per rubare un po’ d’amore nel tepore della stalla.

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Trutovsky

KONSTANTIN TRUTOVSKY, “NEL FIENILE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Questa fraternità passiva, questo patire insieme, questa rassegnata, solidale, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini, legame non religioso, ma naturale.
CARLO LEVI, Cristo si è fermato a Eboli




Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.


sabato 23 novembre 2013

La sera, cantando

 

ANTONIA POZZI

L’ORA DI GRAZIA

Tetraggine lenta, sfinita
di un cortile umidiccio
in maschera di giardino;
ostentata verdezza
di un fico sterile
che non sa né il vento né il sole;
malinconia di una piccola finestra a ogiva,
di un ballatoio ingombro di foglie morte,
di un povero tralcio nero inchiodato al muro
che sopra al ballatoio si sfa
in quattro pampini vizzi.
Qui l'ora di grazia non può essere
se non l'ora delle campane:
quando la sera, cantando,
si getta dalle torri incombenti
e come acqua ricolma
ogni fossa terrena;
quando su ogni stento terreno
che duole in maschera di ricchezza
la sera, come acqua, riflette,
dal cielo al fondo, qualche raggio di stella.

Milano, 7 novembre 1931

(da Parole, 1939)

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Uno squallido angolo di periferia, un cortile triste e spoglio, desolato, dove anche l’autunno aggiunge del suo spogliando un fico che non dà frutti e una povera vite, spargendo foglie secche sui balconi di ringhiera. Eppure Antonia Pozzi con lo sguardo della poesia riesce a cogliervi un’inattesa grazia: basta che il tramonto infiammi la sera, che le campane rovescino il cielo, per versare dell’oro in quell’angolo tetro.

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Cortile

CESARE BERGONZI, “VECCHIO CORTILE - CORSO LODI, 6 MILANO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Come una grazia cade / dal cielo il silenzio. / Ed io ti sento l'anima battere, / dietro il silenzio, / come un filo vivo di acque / dietro un velo di ghiaccio.

ANTONIA POZZI, Parole




Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


venerdì 22 novembre 2013

Dallas, 22 novembre 1963

 

RAFFAELE CARRIERI

LA MORTE DI KENNEDY

Nella molto ricca città di Dallas
la Speranza si mise a piangere
e il sole si nascose per non vedere.
Nella bandiera dello Stato del Texas
c'è una sola stella
e quell'unica solitaria stella
quel venerdì diventò nera.
Nella molto ricca città di Dallas
la Speranza piangeva.
All'oscuro la Speranza piangeva
perché la luce era diventata nera
e la verità cieca.
Le campane, le campane, tutte le campane
delle ottocento chiese
della molto ricca città di Dallas
la sera del venerdì restarono mute,
mute in gramaglie.
E quando il lutto le scosse,
quando il lutto le percosse,
le campane, le campane, tutte le campane
della molto ricca città di Dallas
si misero a piangere la morte.

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L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, giovane presidente americano in carica, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963, colpì molto l’opinione pubblica in tutto il mondo. Era come se un sogno si fosse infranto, era la speranza risorta dalle ceneri della guerra che veniva ferita da alcuni colpi di fucile sparati da non si sa chi. Fu un evento epocale – molti, non solo americani, ancora adesso sanno rispondere con sicurezza alla domanda “Dov’eri quando uccisero Kennedy?”, un po’ come accadde a noi nati in seguito con l’11 settembre. Il mondo quel 22 novembre sembrò sul punto di cambiare e virare nuovamente verso tempi bui – solo due anni prima era rimasto con il fiato sospeso per la questione della Baia dei Porci che aveva paventato l’ombra del conflitto atomico tra URSS e USA.  Raffaele Carrieri, racconta da poeta le emozioni provate quel giorno, quella sera di un venerdì di novembre rimasto nella storia.

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FOTOGRAFIA © PENN JONES PHOTOGRAPHS

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LA FRASE DEL GIORNO
Un uomo fa ciò che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana
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JOHN FITZGERALD KENNEDY, Profiles in courage




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. ”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.

giovedì 21 novembre 2013

La luce

 

GEMMA GORGA

LIBRO DEI MINUTI, 23

Alzo la tapparella perché possa entrare la luce.
sposto la tenda perché possa entrare la luce.
Chiudo gli occhi perché possa entrare la luce.

(da Llibre dels minuts, 2006)

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Un minuto, un piccolo minuto dei sessanta che formano un’ora. È quello in cui la poetessa catalana Gemma Gorga sente bisogno di avere più luce nella stanza: con gesti quasi automatici, avvolge la tapparella e scosta le tende. Ma, ecco la grandezza della poesia, poi chiude gli occhi e trova la luce dentro di sé.

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SALVADOR DALÍ, “DONNA ALLA FINESTRA A FIGUERES”

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LA FRASE DEL GIORNO
Un racconto eschimese spiega così l'origine della luce: «II corvo che nella notte eterna non poteva trovare cibo, desiderò la luce, e la terra si illuminò». Se c'è un vero desiderio, se l'oggetto del desiderio è veramente la luce, il desiderio della luce produce la luce
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SIMONE WEIL, Attesa di Dio




Gemma Gorga i López (Barcellona, 1968), poetessa catalana. Laureata in Filologia Spagnola, insegna all’Università di Barcellona. La sua poetica, iniziata con Ocellania nel 1997 e proseguita con la prosa poetica di Libro dei minuti, è un'ossessiva ricerca di costruzione sul disordine.



mercoledì 20 novembre 2013

Quando meno ti ricordo

 

MEIRA DELMAR

BREVE

Arrivi quando meno
ti ricordo, quando
più lontano sembri
dalla mia vita.
Inatteso come
quelle tempeste che si inventa
il vento
un giorno immensamente azzurro.

Poi la pioggia
         trascina i suoi stracci
e cancella le tue impronte.

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Il ricordo talvolta appare così, proprio come un improvviso annuvolarsi del cielo, un incresparsi dell’acqua, come lo evoca la poetessa colombiana di origini libanesi  Meira Delmar. Il ricordo rimane dentro di noi, in remote lande di sinapsi e di neuroni, per poi affiorare senza preavviso. È qualcosa che ci lavora dentro, e forse è vero quello che scrive Hermann Hesse: “Credo anch'io che la nostra vita e le nostre percezioni si sviluppino a partire da un groviglio di ricordi sommersi. Forse quello che chiamiamo anima non è se non l'insieme di questi oscuri detriti di ricordi”. Poi viene la pioggia, sotto forma di oblio, a sciogliere quelle arcane macerie, a cancellare le tracce misteriosamente riapparse.

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Magritte - La Corde Sensible (1960)

RENÉ MAGRITTE, “LA CORDE SENSIBLE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Più che il sole dell’estate, in realtà, / il tuo ricordo mitiga, per fortuna, / l’ombra che mi circonda e si trasforma / nella luce che illumina il cammino.
MEIRA DELMAR




Olga Isabel Chams Eljach (Barranquilla, 21 agosto 1922 - 18 marzo 2009),  poetessa colombiana di origini libanesi, sin dal 1937 usò lo pseudonimo Meira Delmar. Professoressa di Storia dell’Arte e Letteratura, diresse per molti anni la Biblioteca Pubblica dell’Atlantico. Le sue poesie sono caratterizzate da una sensualità di fondo.


martedì 19 novembre 2013

Due inverni

 

ÁNGEL GONZÁLEZ

CANZONE PER UN’AMICA

Nessuno ricorda un inverno freddo come questo.

Le strade cittadine sono lastre di ghiaccio.
I rami degli alberi sono avvolti in teli di ghiaccio.
Le stelle così lontane sono lampi di ghiaccio.

Gelido è anche il mio cuore,
ma non accadde in inverno.
La mia amica,
la mia dolce amica,
quella che mi amava,
mi dice che ha smesso di amarmi.

Non ricordo un inverno freddo come questo.

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Due inverni ci sono in questi versi di Ángel González, poeta spagnolo: e le due frasi che aprono e chiudono la poesia, pur essendo apparentemente identiche, hanno una valenza completamente diversa. È la bellezza dell’analogia, il potere della metafora: la prima si riferisce all’inverno atmosferico, a un inverno che porta il freddo nelle vie, che copre di ghiaccio le strade; l’altra riguarda il doloroso gelo giunto con la fine di un amore a causare l’inverno nel cuore del poeta.

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Kaye

OTIS KAYE, “CHICAGO THEATER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Questo amore, anche senza di me, ti amerà sempre.
ÁNGEL GONZÁLEZ




Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.


lunedì 18 novembre 2013

Pronuncio il tuo nome

 

FEDERICO GARCÍA LORCA

SE LE MIE MANI POTESSERO SFOGLIARE

Pronuncio il tuo nome
nelle notti buie,
quando gli astri vanno
a bere alla luna
e dormono gli alberi
delle foreste cupe.
Ed io mi sento vuoto
di passione e musica.
Orologio impazzito che canta
morte ore antiche.

Pronuncio il tuo nome
in questa notte buia,
e il tuo nome suona
più lontano che mai.
Più lontano delle stelle,
più dolente della pioggia quieta.

Ti amerò ancora
come allora? Quale colpa
ha il mio cuore?
Se si alza nebbia
quale nuova passione m'attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

Granada, 10 novembre 1919

(da Libro de poemas, 1921)

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Questa è, tra le poesie di Federico García Lorca, quella che preferisco. Forse perché alla fine resta l’idea della luna come un’immensa margherita da sfogliare petalo per petalo per divinare l’amore. Forse per la dolcezza e la bellezza di pronunciare il nome dell’amata, soppesarlo sulla lingua, evocarne la figura lontana che riempie il cuore di nostalgia. Forse perché semplicemente fa vibrare qualche corda dentro di me.

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DISEGNO DI FEDERICO GARCÍA LORCA

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LA FRASE DEL GIORNO
Dicevo nelle notti la tristezza / del mio amore ignorato / e la luna lunera, che sorriso / aveva tra le labbra.
FEDERICO GARCÍA LORCA, Libro de poemas




Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936), poeta e drammaturgo spagnolo). Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvador Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti.


domenica 17 novembre 2013

Un’infinità di fiori

 

GHIANNIS RITSOS

PAROLA CARNALE, 2

Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli, vedo,
ha passato le dita il vento. Non lo amo il vento;
te lo ripeto. E poi, che te ne fai di tanti fiori? Quali fra tutti,
tra l’altro, ti regalò il fiorista? E magari nello specchio
del suo negozio è rimasta la tua immagine illuminata di lato
con una macchia blu sul mento. Non li amo i fiori. Sul tuo seno
un fiore grande quanto un giorno intero. Siedi dunque di fronte a me;
voglio guardare solo come pieghi il ginocchio, e star lì a fumare
finché cada la notte misteriosa e s’alzi magnetica sul nostro letto
una luna popolare da sabato sera, col violino, il salterio e un clarinetto.

(da Erotica, Crocetti, 1981 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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L’amore, per il poeta greco Ghiannis Ritsos, è il mezzo con cui due esseri comunicano tra di loro e con il mondo; è la chiave che consente di superare la finitudine e cogliere il senso del reale. L’amore in tutte le sue declinazioni: che sia eros o puro amore, che sia gelosia come nella prima parte di questa poesia o condivisione festosa come nella seconda.

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girl-with-a-bouquet.jpg!Blog

KONSTANTIN MAKOVSKY, “RAGAZZA CON MAZZO DI FIORI”

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LA FRASE DEL GIORNO
La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri.
KARL KRAUS, Detti e contraddetti




Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


sabato 16 novembre 2013

Mille strade verso il mare

 

HENRIK NORDBRANDT

SORRISO

Quando ti vidi in sogno
ti voltasti verso di me

con il dito sul labbro
e le sopracciglia alzate

sorridendo, prima di continuare
camminando sulle punte

attraverso la stanza
illuminata dalla luna, abbandonata,

che d’improvviso compresi
avrebbe rappresentato la mia vita.

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MILLE STRADE

Hai gettato un’ombra bella e dura
sui miei giorni inquieti. Intorno a essa

la luce è si fatta incredibilmente forte.
Mille strade d’un tratto sono andate verso il mare.

(da Il nostro amore è come Bisanzio, Donzelli, 2000 – Traduzione di Bruno Berni)

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Due poesie che mi piace accostare queste di Henrik Nordbrandt, poeta danese: ritraggono la stessa donna, la musa che viene non solo a ispirare, ma a indicare la via, a costituire la nuova vita da seguire. È quello che succede quando si incontra il grande amore o la vera amicizia: c’è una luce che illumina la strada davanti a noi, il buio si fa meno fitto, la condivisione del percorso aiuta a rendere meno arduo il cammino, possiamo addirittura scorgere il mare della felicità laggiù…

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60022

JOHN LOWRIE MORRISON, GRIBUN CLIFFS, MULL

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando il sole infine splende a novembre splende così forte che persino i ciechi trasalgono nel sentire lo schianto delle loro ombre.

HENRIK NORDBRANDT




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Poesie. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.


venerdì 15 novembre 2013

I debiti, le tasse, l’ansia

 

NANOS VALAORITIS

COSA ABBIAMO PERDUTO COSA ABBIAMO GUADAGNATO

Abbiamo perduto tutto - le fabbriche le case
le automobili - gli stipendi - la nostra indipendenza
gli impieghi nell’amministrazione pubblica -
la dignità - la pensione -
le vacanze - le indennità - il lavoro -
le gratifiche di Pasqua e di Natale
la speranza nel futuro nostro
e dei nostri figli - la reputazione
la credibilità - le azioni societarie -
il nostro Paese - le obbligazioni e gli euro
ci sono rimasti i debiti - le tasse - l’ansia -
l’umiliazione - gli annunci di ricerca
dei posti di lavoro - la disperazione -
e gli anniversari - i compleanni
le feste di Pasqua e di Natale
gli onomastici - i matrimoni
i battesimi - i funerali - il cinema - le soap-opera
le commemorazioni dei defunti - i divorzi
il totocalcio - la lotteria. I prestiti - l’amarezza -
l’affitto - le bollette della luce con in più -
le imposte sugli immobili - le bollette
del telefono e dell’acqua, le spese condominiali
le tasse scolastiche per i figli
e i libri che per loro non ci sono -
e la nostra Malinconia per le
cose mondane - la tristezza - il calcio!
le barzellette - le frecciatine - i litigi
le zuffe - le commedie
le tragedie - le isole - i monti
il cielo - il mare
non seminato
sul lido del mare infecondo
di Omero

11 novembre 2011

(da Carnevale amaro, 2013 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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“Ogni poesia dovrebbe intitolarsi Attimo” chiosava Wislawa Szymborska. A maggior ragione vale per questa, che ho trovato sul numero 287 di Poesia: è un istant book della crisi economica che attanaglia il mondo e che ha colpito in particolar modo certi paesi, come la Grecia, sull’orlo del tracollo nel 2011: Nanos Valaoritis, novantaduenne poeta greco, osserva dal di dentro il disgregarsi del suo paese sotto i colpi di mannaia dei vari governi succedutisi, agli stipendi, all’economia, alla pubblica amministrazione ellenica. Il suo elenco è un registro del dare e dell’avere e rappresenta una situazione desolante: “Scrivo come dopo l’esplosione di un vulcano. Le mie poesie sono come i residui della lava nei campi, e di muovono tra le città devastate - Santorini, Pompei - in rapporto alla catastrofe odierna”.

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LA FRASE DEL GIORNO
I poeti hanno detto: basta / con gli encomi agli opliti - / lanciamo anche noi poeti / un eroico assalto.
NANOS VALAORITIS, Carnevale amaro




Ioannis Valaoritis detto Nanos (Losanna, 5 luglio 1921), poeta e scrittore greco. Cresciuto in una famiglia cosmopolita con radici nella Guerra d'indipendenza greca ma costretto due volte all'esilio dagli eventi, Valaoritis ha vissuto in Grecia, Regno Unito, Francia e Stati Uniti. È stato definito come il poeta più importante della diaspora ellenica dai tempi di Kavafis.


giovedì 14 novembre 2013

Sempre straniero

 

GIUSEPPE UNGARETTI

GIROVAGO

Campo di Mailly, maggio 1918

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto.

E me ne stacco sempre
straniero

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute

Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente

(da L’Allegria, 1931)

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Nel maggio del 1918, durante la Prima guerra mondiale, il reggimento di cui fa parte Giuseppe Ungaretti, è trasferito in Francia. E il poeta si trova spaesato, ha “la coscienza di non appartenere a un particolare luogo o tempo” con la consapevolezza che quello che va cercando è uno stato di innocenza impossibile, in quanto non ne potrà trovare traccia né negli altri uomini né in un luogo della Terra. Girovago è dunque ogni essere umano, nomade e naufrago, sballottato qua e là da quell’ansia di un’innocenza che poteva esistere solo prima del peccato, solo prima di Caino e della cacciata dall’Eden.

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wanderer

CASPAR DAVID FRIEDRICH, “DER WANDERER ÜBER DEM NEBELMEER”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’uomo, monotono universo /  Crede allargarsi i beni / E dalle sue mani febbrili / Non escono senza fine che limiti.
GIUSEPPE UNGARETTI, Sentimento del tempo




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


mercoledì 13 novembre 2013

L’eco dell’alba

 

LEONARDO SINISGALLI

INTATTA ALBA TI AVVICINI

Intatta alba ti avvicini
Sulle sabbie prudenti,
Né ti minaccia la violenza dei frutti
Che la luce ti porta in ostaggio.
Sul greto ritrovi giaciture
Solenni ai tuoi riposi
E se l'acqua si tace la veglia
Ne è folta e la sete ubbidiente.
Ora scoppia nel cuore della terra
Il grano appena seminato:
Cadono le ultime allodole sui nostri passi
Sventate ai confini della pianura.
Eccomi a guardare il passaggio
Delle gru verso la marina;
Un tempo erano questi gli annunci
Alla mia rapìta felicità.
La poca luce di quest'ora
Ha la calma d'una voce.
Devo pensare alte le tue mani
Sorprese a farmi cielo.
Ogni tuo gesto lontano
Fa crollare il chiarore
Che sopra di te come su questi olmi
La memoria aveva edificato.
Tutela la veglia sorda
Delle foglie il sonno
Sopra questa ripa di sassi
Che la tua eco tiene in assedio.

(da 18 poesie, Scheiwiller, 1936)

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La poesia di Leonardo Sinisgalli attinge spesso alla memoria della natia Lucania, da “esule” al nord per lavoro. E viene rivitalizzata dai ritorni nella casa del padre contadino a Montemurro: rinascono le antiche sensazioni, si risvegliano sapori ed emozioni - come il passaggio degli stormi di gru diretti verso il mare o l’odore della terra arata e seminata di fresco - fioriti nello sbocciare di un’alba senza tempo.

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Dawn_Sky

KEN BUSHE, “DAWN SKY”

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LA FRASE DEL GIORNO
Basterà il filo bianco dell'aurora a separarci dalla notte?
MARGARET MAZZANTINI, Venuto al mondo




Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


martedì 12 novembre 2013

Sarà amore o fiera lotta?

 

CARLES RIBA

DI PIÙ

Come la prua con l’onda,
come la luce con il vetro,
come l’amante e l’amata,
ci incontreremo,
Speranza, Speranza,
tu austera, io saldissimo.

Non saprò se sarà amore
o una fiera lotta;
se fasto o languore.
Sarà la vera prova,
Speranza, Speranza,
Di più, più felicità!

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Nei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, la ninfa Amadriade conversando con Satiro a proposito degli umani dice: “Strana gente. Loro trattano il destino e l'avvenire, come fosse un passato”. Satiro le risponde: “Questo vuol dire, la speranza. Dare un nome di ricordo al destino”. La speranza può essere un inganno, può essere un nome diverso che diamo all’illusione, può essere un sogno che non si realizzerà mai. Ma non possiamo per questo non sperare: se sarà una lotta con essa e se al contrario scoppierà l’amore, come dice il poeta catalano Carles Riba, non lo possiamo sapere.

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FOTOGRAFIA © FRONTLINE STUDY

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LA FRASE DEL GIORNO
Io vivo, dunque io spero, è un sillogismo giustissimo
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GIACOMO LEOPARDI, Zibaldone




Carles Riba i Bracons (Barcellona, 23 settembre 1893 – Barcellona, 12 luglio 1959), poeta e scrittore spagnolo, uno dei più importanti poeti di lingua catalana del Novecento. La sua poesia tratta l’amore come elemento poetico con riferimenti alla cultura ellenistica, a quella angolo-germanica e a quella giapponese.


lunedì 11 novembre 2013

La poesia più bella

 

MASCHA KALÉKO

LA MIA POESIA PIÙ BELLA

La mia poesia più bella?
Io non la scrissi.
Emerse dal profondo delle profondità.
La tacqui.

(da Werke, 2012 – Traduzione di Francesca Goll)

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Minimale, ermetica, oscura. Eppure, questa poesia di Mascha Kaléko, ebrea tedesca nata in Galizia ed esule per anni negli Stati Uniti e in Israele, ha qualcosa che entra dentro, che tocca corde nascoste. Perché quello di meglio che tutti noi abbiamo è nel nostro intimo, è nella profondità del nostro essere: è ciò che in fondo siamo, la parola sorpresa all’improvviso come una rivelazione. Ed è lo stesso concetto che esprime un’altra poetessa ebrea tedesca, Hilde Domin, contemporanea della Kaléko: “E più belle sono le poesie / che non scriverò”.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Per cercare il senso profondo, non sprofondare. / Tu non cercare. Così lo troverai.
MASCHA KALÉKO




Mascha Kaléko, pseudonimo di Golda Malka Aufen (Schidlow, 7 giugno 1907 – Zurigo, 21 gennaio 1975),  poetessa tedesca. Caratteristica della sua opera, appartenente alla corrente della Nuova Oggettività, è la poesia urbana dal tono ironico, tenero e malinconico. Le sue opere più importanti raccontano la sua fuga dal regime nazista.


domenica 10 novembre 2013

E la coprì di baci

 

ULAUME GONZÁLEZ DE LEÓN

L’AMANTE

Mentre baciava Rosalia
si accorse che di lei non c’era nulla:
né il tronco, né la testa, né gli arti… però
si scordò di questi dettagli e la coprì di baci.

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Un amante surreale, degno di un dipinto di Magritte, quello che mette in scena la poetessa uruguayana naturalizzata messicana Ulalume González de León: in fondo non simboleggia altro che l’amore vero, disinteressato, quello che neppure l’assenza dell’essere amato scoraggia. Un amante che abbraccia il suo sogno, il suo desiderio, il suo ricordo e lo ricopre di baci.

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Olbinski

RAFAL OLBINSKI, “DRESSED WOMAN AND HER NIGHT SILHOUETTE”

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LA FRASE DEL GIORNO
In luoghi diversi / entrambi perdono i loro corpi / - senza lo stampo l'anima fluttua – // e l'incontro dimenticato dura ancora, / l’incontro li ricorda
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ULALUME GONZÁLEZ DE LEÓN




Ulalume Ibáñez Iglesias, nota come Ulalume González de León (Montevideo, 20 settembre 1932 – Querétaro, Messico, 17 luglio 2009), poetessa, traduttrice, saggista e editrice messicana di natali uruguaiani. La sua poetica parte dall’assunto che tutto è stato detto e la poesia altro non è che un plagio: il vero soggetto è la memoria e il corpo altro non è che cellula della memoria.

sabato 9 novembre 2013

Sogno di libertà

 

MARCOS ANA

LA MIA CASA E IL MIO CUORE (SOGNO DI LIBERTÀ)

Se un giorno tornerò alla vita
la mia casa non avrà chiavi:
sempre aperta, come il mare,
il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,
la pioggia azzurra, la sera,
il pane rosso dell’aurora;
la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga
il passo sulla soglia,
né la rondine il volo,
né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore
mai chiusi: che passino
gli uccelli, gli amici,
e il sole e l’aria.

(da Ditemi com’è un albero, Crocetti, 2009 – Traduzione Chiara De Luca)

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Marcos Ana è un poeta spagnolo che trascorse ben 23 anni nelle carceri franchiste: imprigionato nel 1938, fu liberato solo nel 1961 per interessamento di Amnesty International, fondata pochi mesi prima. Quei 23 anni, nessun altro prigioniero politico spagnolo ne passò così tanti in carcere, naturalmente segnarono la sua vita. E questo suo sogno di libertà assume, conoscendo la lunga prigionia, contorni ancora più vividi. La libertà, quella libertà di cui tutti noi godiamo e che spesso addirittura neppure prendiamo in considerazione, è per il prigioniero come l’aria. Come diceva Piero Calamandrei, ti rendi conto di quanto valga solo quando ti viene a mancare.

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EDWARD HOPPER, “ROOMS BY THE SEA”

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LA FRASE DEL GIORNO
La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti.
NELSON MANDELA, Lungo cammino verso la libertà




Marcos Ana pseudonimo di Fernando Macarro Castillo (Alconada, 20 gennaio 1920) poeta spagnolo. Fu imprigionato nel 1938, a 18 anni, e trascorse in prigione 23 anni per motivi politici durante il franchismo. Nel 1961 fu scarcerato ed esiliato a Parigi.


venerdì 8 novembre 2013

Una nuova geometria

 

ARMANDO ROMERO

SUL CANAL GRANDE

Basta imbrogliarsi con i ponti
perché dal groviglio
nasca una nuova geometria.
Questa immagine peregrina
rintraccia il mio andare
tra calli allagate,
scivola sulle acque,
e si trasforma in filo
di cangiante superficie.
Vedo laggiù il triangolo
di quei ricordi
che spezzano il verso.
Accarezzo la figura fugace
che apre l’occhio all’orizzonte.
Rifletto sulla stanchezza
dell’eterno
negli archi che risalgono
le parole.
È il perdono del fuoco
al cerchio del poema
che alla fine sbroglia
quell’unico ponte
che dalla vita ci divide.

(da Versi liberi per Venezia, Sinopia, 2010 - Traduzione di Alessandro Mistrorigo)

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“Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscirne davvero. Male che ti vada, finirai sempre su un orlo, una riva davanti all’acqua, di faccia alla laguna” scrive Tiziano Scarpa. Succede a ogni turista che si avventuri per le calli di Venezia. Succede anche al poeta colombiano Armando Romero. E subito pensa che così in fondo è anche il procedimento di stesura di una poesia: è uno smarrirsi, un deviare, un perlustrare differenti percorsi che ogni svolta costringe ad analizzare per poi fonderli in un tragitto personale fatto di ricordi e di sogni, di eventi e di emozioni che consenta di decifrare la propria vita.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
E non c’è poesia / che non nasca dalla poesia / che si compone quotidianamente / nei meandri di Venezia.
ARMANDO ROMERO, Versi liberi per Venezia




Armando Romero (Cali, 1944), poeta, narratore, saggista, traduttore e professore universitario all'Università di Cincinnati. Appartenente alla corrente del Nadaismo, della sua opera la critica sottolinea non solo la qualità formale e tematica ma anche il sostrato fantastico e il trattamento immaginifico di un linguaggio sempre all'avanguardia.


giovedì 7 novembre 2013

I vostri grandi occhi

 

FRANCESCO PASTONCHI

GLI OSPITI

I vostri grandi occhi non sono
vostri... Chi sa da che cieli
e per chi sa quali tragitti,
questi grandi ospiti afflitti
vennero nel nostro viso
a domandare perdono
di tutte le parole crudeli
che dite con un sorriso.

(da Versetti, Mondadori, 1931)

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“Crudele è la bellezza”: fu addirittura Platone a dirlo. Francesco Pastonchi, poeta “minore” del Novecento italiano, trova fuori luogo nel volto di una bella donna che sa ferire con le parole quegli occhi che sanno come attrarre e ammaliare. Come se fossero pietre venute dallo spazio, meraviglie di altri mondi: “Non femmina più: forse Dea / di assurdi olimpi moderni”.

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KAYE MILLER DEWING, “RENAISSANCE CLOSEUP”

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LA FRASE DEL GIORNO
La bellezza senza la verità e il bene è solo un idolo.
VLADIMIR SOLOV’ËV, La giustificazione del bene




Francesco Pastonchi (Riva Ligure, 31 dicembre 1874 – Torino, 29 dicembre 1953), poeta e critico letterario italiano. La sua poesia si svolse in origine secondo modi parnassiani e soprattutto dannunziani, lontana da ogni vera intimità e sensualmente intesa alla ricerca della bellezza formale, facendosi con il tempo più malinconica e meditativa.


mercoledì 6 novembre 2013

Come il tuo nome suona

 

MARINA CVETAEVA

VERSI PER BLOK, 1

Il tuo nome è una rondine nella mano,
il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.
Un solo unico movimento delle labbra.
Il tuo nome sono cinque lettere.
Una pallina afferrata al volo,
un sonaglio d’argento nella bocca.

Un sasso gettato in un quieto stagno
singhiozza come il tuo nome suona.
Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni
il tuo nome rumoroso rimbomba.
E ce lo nomina lo scatto sonoro
del grilletto contro la tempia.

Il tuo nome - ah, non si può! -
il tuo nome è un bacio sugli occhi,
sul tenero freddo delle palpebre immobili.
Il tuo nome è un bacio dato alla neve.
Un sorso di fonte, gelato, turchino.
Con il tuo nome il sonno è profondo.

15 aprile 1916

(da Versi per Blok, 1922 - Traduzione di Pietro A. Zveteremich)

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Aleksandr Blok fu il maggiore esponente del simbolismo russo, cui tutti i poeti del Novecento di quel paese devono qualcosa. Marina Cvetaeva gli dedica un’intera raccolta testimoniando questa sua dipendenza, pur non avendolo mai incontrato - nel 1920 riuscì ad assistere a due sue recite pubbliche moscovite senza trovare il coraggio di avvicinarlo. Il nome del poeta, le cinque lettere del nome, in caratteri cirillici, diventano in questi versi una salmodia onomatopeica, senza mai essere nominate ma soltanto evocate con efficacissime immagini. Quella della Cvetaeva per Blok era un’ammirazione sconfinata: quando il poeta russo morì, nel 1921, lei scrisse all’amica Anna Achmatova: “Sento la morte di Blok come un’elevazione. Inghiotto il mio dolore umano...”

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IRINA BELOVA, “RITRATTO DI ALEKSANDR BLOK”

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LA FRASE DEL GIORNO
I versi crescono, come le stelle e come le rose, / come la bellezza - inutile in famiglia.
MARINA CVETAEVA




Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941), poetessa e scrittrice russa. Divenuta una delle migliori voci del simbolismo russo, fu invisa al regime stalinista. Esule a Berlino e Parigi, tornò in patria nel 1939 alla ricerca del marito, fucilato dall NKVD e della figlia, in campo di lavoro. Disperata e isolata, si uccise nel 1941.