lunedì 4 novembre 2013

Perché amiamo la ferita

 

EMILY DICKINSON

RIPROPORRE A NOI STESSI

Riproporre a noi stessi
una gioia sparita -
dà un'esultanza simile a un delitto -
onnipotente - acuta -
Non vogliamo deporre il pugnale -
perché amiamo la ferita
che il pugnale commemora - lei
ci ricorda che siamo morti.

(da Uno zero più ampio, Einaudi, 2013 – Traduzione di Silvia Bre)

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“Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore” scrisse Byron. Una frase che calza a pennello come commento a questa poesia di Emily Dickinson.  Di questa memoria noi non possiamo fare a meno: per quando dolorosa sia, torniamo ad essa quasi con masochismo, per sentire che la felicità, almeno una volta, è stata possibile.

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LA FRASE DEL GIORNO
I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.
BANANA YOSHIMOTO, Kitchen




Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 –15 maggio 1886), poetessa statunitense, è considerata tra i migliori lirici del XIX secolo. La sua vita fu priva di eventi esteriori: dopo i trent'anni scelse un volontario isolamento nella casa paterna. La sua poesia spazia dalle piccole cose della vita quotidiana – la natura, le stagioni – ai grandi temi dell’anima innestati sul tema della solitudine.


2 commenti:

Rosanna Bazzano ha detto...

"Non voglio che ti allontani dolore, ultima forma di amare…" Salinas dice più o meno la stessa cosa in questi versi… così è…

Greta ha detto...

Ricordare la felicità è causa di malinconia. Eppure dovremmo considerarci fortunati se ci è stato permesso di vivere quei momenti...