lunedì 2 febbraio 2009

Una vecchia storia da raccontare


Quattordicesimo secolo: c'è grande festa nel castello di Brivio per il matrimonio tra il barone Oldrado e Ermellina. I cuochi hanno predisposto un grande banchetto con pietanze raffinate e fiumi di vino, ma la bella sposa è triste: nel suo cuore c'è posto solo per il poeta Tibaldo, al quale si è promessa con il pegno di una viola del pensiero legata da una ciocca dei suoi biondi capelli. Eppure, la vecchia indovina di Pontida aveva profetizzato a Ermellina e Tibaldo che avrebbero finito i loro giorni teneramente abbracciati...

Il tempo passa lentamente. Un anno dopo Oldrado è costretto ad abbandonare l'infelice sposa per andare a combattere i Visconti a fianco delle truppe guelfe: Ermellina lo saluta fredda e distaccata ed il barone parte per la guerra con il cruccio di quella moglie così distante e apatica. Ermellina è sola e, la notte, sente la voce di Tibaldo che le fa la serenata da una barchetta sull'Adda, che forma un lago sotto le mura del castello. La donna, come Odisseo davanti al canto delle Sirene, stoicamente resiste, ma Oldrado continua a essere lontano, impegnato in sanguinose battaglie tra guelfi e ghibellini: Bernabò Visconti avanza e conquista città su città. Una sera, vinta dalla passione e dal rifiorire della primavera, Ermellina non riesce a resistere al richiamo: spalanca la porticina che dà sul lago e si getta nelle braccia di Tibaldo. Da quel momento per lei c'è solo il poeta, c'è solo quel grande amore: si incontrano tutte le notti e si abbandonano al desiderio; con il passare del tempo abbandonano anche la prudenza.

Così una notte, scesa dalla porticina che dà sul fiume, Ermellina con sorpresa ed orrore invece del morbido e gentile braccio di panno del bel Tibaldo trova ad accompagnarla sulla barchetta il duro ferro dell'armatura di Oldrado: è perduta, terrorizzata, ma la rincuora sapere che almeno il suo amante è in salvo. Ahimé, non è così: sbarcati sull'isoletta in mezzo al lago il cupo marito le mostra il corpo senza vita di Tibaldo; al centro del petto, fiorito in una macchia rossa, svetta il manico dorato di un pugnale. Ermellina si getta piangendo sul corpo esanime del poeta e Oldrado la trafigge con la stessa arma. L'onore del barone è salvo, la vendetta consumata: i due corpi vengono gettati nel lago, ancora abbracciati. La profezia della vecchia indovina di Pontida si è avverata. Quella notte stessa Oldrado scompare, nessuno sa più dove sia finito.

Raccontano che, molto tempo dopo, durante lavori di restauro del castello, sotto una lapide consunta spuntò il corpo di un guerriero: da quello che restava del costato spuntava un pugnale con il manico dorato...


Quello che resta dell'isola nel "lago" di Brivio



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LA FRASE DEL GIORNO
Le ferite del più profondo degli amori possono generare un grande odio.
ANDRÉ MALRAUX, La condizione umana

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Romanticissima e medievale vicenda che non ha nulla da invidiare alla più nota coppia Romeo/Giulietta (e se solo l'avesse conosciuta, "Crollalanza" ne avrebbe sicuramente tratto ispirazione per un'altra opera!)
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A corollario poi, c'è una foto davvero bellissima...!

Luciana - comoinpoesia.com

DR ha detto...

La storia è stata raccontata per filo e per segno da Cesare Cantù. La bellezza della foto è in effetti la bellezza del luogo, con quei salici da fiaba, ma è un tratto di fiume, da Olginate a Trezzo sull'Adda, che ha di questi scorci mozzafiato un po' dovunque.