martedì 9 giugno 2009

Montale, il tempo, la vita

EUGENIO MONTALE
CASA SUL MARE

Il viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono eguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.
Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
I soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.

(da Ossi di seppia, 1925)


Di Eugenio Montale si è spesso detto che ogni singola poesia è un frammento di romanzo, una piccola pagina di diario che racconta il riflesso che si riesce a cogliere di una vita, quella del poeta stesso, celato sotto la figura di Arsenio. Questa “Casa sul mare” è emblematica: un paesaggio marino, una casa di villeggiatura, una spiaggia da dove nelle giornate di tempo favorevole si possono scorgere la Corsica o l’isola di Capraia, un pigro pomeriggio dove i minuti passano lenti e monotoni al ritmo ripetitivo di una pompa idraulica che cava l’acqua, tanto lenti da far apparire immobile il tempo.

Il poeta e la sua interlocutrice si lanciano in discorsi profondi, in quell’immobilità afosa la vita ristagna, si pensa a un domani che è oltre quel mare che crea vapori nell’aria salmastra, forse lontano, forse vicino, misterioso come l’eternità. La vita oltre la morte, il destino… Montale esprime la sua celebre “teologia negativa”, ma stavolta, pur senza parlarne compiutamente (“Vorrei dirti che no…”), ritaglia una speranza, se proprio non per sé, almeno per l’amica. E apre alla donna, sarebbe disposto al sacrificio pur di donarle la salvezza.


Ray Ellis, “Harbor Roses, 1981”


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LA FRASE DEL GIORNO
Uomo libero, sempre tu amerai il mare! / Il mare è il tuo specchio; tu contempli la tua anima / Nello svolgersi infinito delle sue onde, / Il tuo spirito non è abisso meno amaro.
CHARLES BAUDELAIRE, I fiori del male, 14




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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