sabato 26 dicembre 2009

L’abulico Natale di Ungaretti

GIUSEPPE UNGARETTI

NATALE

Napoli il 26 dicembre 1916

Non ho voglia

di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.

(da “L’Allegria”, 1931)

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Natale di guerra quello del 1916 per il ventottenne Giuseppe Ungaretti: il poeta però si trova in licenza, lontano dalle trincee del Carso dove i fanti combattono nel fango. Ungaretti trova ospitalità nella vastissima casa napoletana dell’amico Gherardo Marone: è lì che vorrebbe restare, dimenticato, a smaltire la stanchezza non solo fisica – anche dell’anima – nella calda sicurezza di quei muri. Non ambisce alle strade napoletane dove gli è apparso il fantasma della guerra raccontato in un’altra poesia di quel Santo Stefano del 1916:

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DOLINA NOTTURNA

Napoli il 26 dicembre 1916

Il volto
di stanotte
è secco
come una
pergamena

Questo nomade
adunco
morbido di neve
si lascia
come una foglia
accartocciata

L'interminabile
tempo
mi adopera
come un
fruscio.

(da L’Allegria, 1931)

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È lo stesso Ungaretti a spiegare quale sia il fantasma, nelle note inserite in “Vita d’un uomo”, l’antologia che raccoglie tutte le sue poesie: “Il nemico eterno con il quale occorre fare i conti, con il quale occorre legarsi d’amicizia, eccolo che assume figura di compagno immemorabile, e il poeta lo sente dentro si sé, che si prende gioco di lui. Ma per quanto fragile, derisorio sia il poeta, sia l’uomo, per quanto impotente nel fondo della sua notte elementare, un’intuizione l’ha punto qualcosa o qualcuno lo conduce verso un punto. La sua vita non è pura sordità, qualche cosa c’è da fare su questa terra: un punto, una formula da trovare, e non importa che tale sentimento d’accordo fondamentale con il tempo nemico, con l’universo delle forme, può oscurarsi o cancellarsi. Esiste e dà alla vita il suo senso, il suo oriente”.

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.Soldati sul Carso - Pubblico Dominio

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LA FRASE DEL GIORNO
C'era la guerra, e tutti ne eravamo presi, e ormai sapevo che avrebbe deciso delle nostre vite. Della mia vita; e non sapevo come.
ITALO CALVINO, I racconti




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


1 commento:

Carlos Martian ha detto...

gran poeta y gran vida la de Giuseppe Ungaretti! gracias