domenica 14 aprile 2013

Di quale razza mi sentivo

 

UMBERTO BELLINTANI

FU QUELLA LA MIA GENTE

E un giorno in una torbida
luce accanto ad uomini intenti
a guardare nelle bocche dei cavalli
ho vagheggiato parole,
come schiocchi di fruste
urtantisi in un'aria
di terra d'ombra sonora,
e d'albero che si spacca
o si torce colpito
da saetta.
Ghignavano i cavalli.
Ed ho pensato a qual mai
dio s'affidavano
quelle figure di torba.
Mi dissi di quale razza mi sentivo.
E il cuore mi batteva forte forte.
Fu quella la mia gente,
di buon sangue plebeo,
staffilata per secoli,
serva della gleba,
e abbarbicata alla mia vita
come la mano di Rodin
al masso.

(da E tu che m’ascolti, Mondadori, 1963)

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È una rivendicazione delle proprie radici, delle forti e robuste radici contadine della gente della Bassa mantovana questa poesia di Umberto Bellintani: esprime un orgoglioso senso di appartenenza, lo stesso del protagonista di Paesi tuoi, di Cesare Pavese: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. È l’odore forte della terra, del letame, l’afrore delle bestie, il fumo che sale dalle stoppie, è la poesia della vita che si è appresa durante l’infanzia.

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Oldtimers

TONI GROTE, “OLD TIMERS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Le radici stanno dove siamo nati e cresciuti. Quelle radici non le tagli. Quelle radici sono elastici con un capo legato al campanile e l'altro intorno alla nostra vita. Più ti allontani e più gli elastici si tirano, finché diventano fini come corde di violino. Ma non si rompono. Quando sono tirati al massimo, passa il vento della memoria e questi elastici mandano i suoni dei ricordi. A sentirli pensi al paese e diventi debole. Molla le mani da dove ti tenevi aggrappato e gli elastici, con uno strappo, ti riportano a casa
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MAURO CORONA, Il canto delle manére




Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po, 10 maggio 1914 – San Benedetto Po, 7 ottobre 1999), poeta italiano. Diplomatosi in scultura, prese parte alla Seconda guerra mondiale in Grecia e Albania, finendo prigioniero dei tedeschi dal 1943 al 1945. Esordì nel 1953 con Forse un viso tra mille, cui seguì nel 1955 E tu che mi ascolti. Dopo un lungo periodo di silenzio pubblicò nel 1998 Nella grande pianura.

5 commenti:

Vania ha detto...

...profuma di biografia.
ciaoo Vania:)

DR ha detto...

il fascino delle radici di ognuno di noi

Greta ha detto...

Il tema delle radici, del mondo a cui siamo inevitabilmente legati, mi affascina molto e mi commuove, anche. Non posso fare a meno di ripensare alla canzone di Guccini intitolata, appunto "Radici". Poesia molto bella e toccante!

DR ha detto...

Pensavo anch'io al brano di Guccini: "La casa sul confine dei ricordi, la stessa sempre come tu la sai e tu ricerchi là le tue radici se vuoi capire l'anima che hai..."

Greta ha detto...

Che bello, allora siamo in due ad apprezzare questa canzone ;)