giovedì 31 agosto 2017

La spiaggia piena


KARMELO C. IRIBARREN

INGENUO

Credetti che come il mare
in una notte d’estate, il tuo sorriso
mi invitasse a immergermi
(io
solo)
nelle tue acque
profonde.

Ma uscì la luna
e vidi la spiaggia piena
di stanchi nuotatori.

(da Piccoli incidenti, 2017)

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Tutti, senza eccezioni, ci siamo sentiti così, come il poeta basco Karmelo C. Iribarren: ma quella ingenuità, tipica soprattutto delle stagioni dell’adolescenza e di quelle limitrofe, ci avrebbe condotto alla disillusione e da lì all’esperienza, ci avrebbe temprato e forgiato per la vita.

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Luna

FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
È bene che il cuore sia ingenuo e che la mente non lo sia.
ANATOLE FRANCE, La vita letteraria




IribarrenKarmelo C. Iribarren (San Sebastián,  19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie BDal fondo del barOndata di geloAttraversando la notteLa pelle della vita.


mercoledì 30 agosto 2017

La città vuota


GHIANNIS RITSOS

MUTAMENTI DI POPOLAZIONI

La città vuota di filosofi, chitarristi, poeti;
forse da lontano mandano qualche segno, qualche favilla
la sera tardi, di tra i riflessi del crepuscolo,
qualcosa sui vetri delle case e nelle buche delle strade
o sulle antenne televisive e sui lampioni. Il che, naturalmente,
non influenza affatto il corso degli eventi. Può darsi tuttavia
che abbia un qualche ruolo più avanti. Ora
commercianti, diplomatici, ragionieri, armatori, trafficanti di antichità e strozzini
affollano le piazze, i bar, i ristoranti. E le notti
sentiamo gli enormi camion coperti scaricare
sul lastricato lustro del Mercato, davanti ai frigoriferi immensi,
certi enormi pescicani scuoiati dalle fauci aperte.

Kàlamos, 31.X.82

(da Il funambolo e la luna, Crocetti, 1984 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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Mamma mia! Com’è profetica questa poesia di Ghiannis Ritsos, sembra scritta oggi e non 35 anni fa! Una fotografia dell’impoverimento della società, della sostituzione del ruolo degli intellettuali con quello dei giudici dei talent show, dei “tronisti” di Maria De Filippi, delle sciacquette che popolano vuoti programmi televisivi, dei tuttologi che imperano nei vacui talk show del pomeriggio. Una fotografia dell’economia moderna con i suoi vortici di emigrazioni e immigrazioni – e proprio la Grecia di Ritsos ha pagato e paga ancora adesso i danni della gravissima crisi iniziata con i subprime del 2008.

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Buzzati

DISEGNO DI DINO BUZZATI

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LA FRASE DEL GIORNO
Potessero ritornare quei tempi - dice – / quando le cose belle erano in eccesso / e credibili - come un fiore nel bicchiere.
GHIANNIS RITSOS, Molto tardi nella notte




Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


martedì 29 agosto 2017

Musei zeppi di ricordi


EDWARD ESTLIN CUMMINGS

DA SÌ LUNGO IL MIO CUORE È STATO COL TUO

Da sì lungo il mio cuore è stato col tuo

chiuso fra le braccia flesse nel buio
dove nuove luci germinano e
crescono,
da tempo la tua mente è entrata nel
mio bacio come forestiero
nelle strade e nei colori d’una città

che forse ho scordato
come, sempre (da
affrettata crudezza
di sangue e di carne) Amore
conia il suo più graduale gesto,

e affila la verità a eternità

poi le nostre metà distaccandosi divengono musei
zeppi di ricordi bene impagliati

(da IS 5, 1926 - Traduzione di Mary de Rachewiltz)

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Chi si ama condivide con l’altro, apre il suo cuore e la sua mente: ne nasce un’unione in cui “io” e “tu” perdono il sopravvento a vantaggio di un “noi”. Ma questa unione non è continua, né eterna, dice il poeta statunitense Edward Estlin Cummings, così, quando viene meno, ne risulta una nostalgica solitudine impastata di ricordi.

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FRANS FRANCKEN, “KUNSTKAMMER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Dell’amore sii (un po') / Più premuroso / Che del resto / proteggila forse soltanto.
EDWARD ESTLIN CUMMINGS, No, grazie




Edward Estlin Cummings,  noto anche come e.e. cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962),  poeta, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. È celebre per il suo uso poco ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e innovativo.


lunedì 28 agosto 2017

In una rosa


ICHIRŌ ANDŌ

UNA ROSA

C’è un orizzonte che trema
in una rosa.

C’è una curva di fuoco artificiale
in una rosa.

C’è il sibilo del getto di un propulsore
in una rosa.

C’è una mappa raccapricciante di sogni
in una rosa.

C’è il braccio caduto da un vestito
in una rosa.

E non c’è nessuna rosa
in una rosa.

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Una lettura metafisica della rosa è quella che fa il poeta giapponese Ichirō Andō: è non è quello che propriamente ci aspettiamo, infatti il climax non è quello che ascende verso una visione poetica ma è quello che porta verso immagini sempre più crude che giungono a negare l’essenza stessa della rosa.

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Heiken

MARSHA HEIKEN, “ROSA DIPINTA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Come una rosa, ti sfogliai per / vedere la tua anima, / e non la vidi
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JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Diario di poeta e mare




Ichirō Andō (Tokyo, 10 agosto 1907 – 23 novembre 1972), poeta, scrittore e traduttore giapponese. Laureato presso il Dipartimento di inglese della Tokyo Foreign Language School nel 1928, fu professore in vaire università. Vinse il Premio Mugen, postumo, nel 1973.


domenica 27 agosto 2017

Ogni porta


KATHERINE MANSFIELD

IL MONDO È BELLO STASERA

Il mondo è bello stasera
con tante stelle che brillano in cielo:
rincasando con le mani lievemente allacciate
persone felici mi passano accanto.

Io mi smarrisco per ogni sentiero,
Inciampo in ogni sasso:
ogni porta e ogni cancello
per me sola son chiusi.

6 settembre 1911

(da Diario, Dall’Oglio, 1933 – Traduzione di Mara Fabietti)


Due strofe: nella prima la bellezza del mondo nel quale va in scena la felicità degli altri – non invidiata, ma certamente desiderata anche per sé; nella seconda la solitudine che caratterizza la vita della scrittrice neozelandese Katherine Mansfield: “È una cosa terribile essere soli – sì, lo è – lo è - ma non abbassare la maschera fino a quando non ne hai preparata un'altra sotto - terribile come ti piace - ma una maschera”.

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Stelle

FOTOGRAFIA © FRSER GUNN

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LA FRASE DEL GIORNO
Non ti piacerebbe provare ogni genere di vita – una è così poca – ma questa è la soddisfazione dello scrivere – uno può impersonare così tanta gente
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KATHERINE MANSFIELD, Lettera a Sylvia Payne, 24 aprile 1906




Katherine Mansfield, pseudonimo di Katherine Beauchamp (Wellington, 14 ottobre 1888 – Fontainebleau, Francia, 9 gennaio 1923),  scrittrice neozelandese nota soprattutto per i suoi racconti, in cui un'arte evocativa trasfigura con grande delicatezza un materiale essenzialmente autobiografico, influenzato dall’opera di Čechov.


sabato 26 agosto 2017

Angelo impietoso


HUGO WILLIAMS

AMORE DI NOTTE

È con me adesso, la mia eterna visitatrice
lei che mi ha fedelmente insegnato
l’arte della solitudine. Non smetterà
finché non mi avrà rivelato tutto dell’amore
e mi abbandonerà perché memorizzi la lezione.
 
Proprio adesso si spoglia davanti allo specchio
mentre attendo, sdraiato, ciò che mi insegnerà stanotte
su come sopravvivere senza di lei un’ora di più.
So quello che dirà: “Non guardarmi
Mi sento colpevole, venendo qui così
dopo tanto tempo. E non so che fare”.
 
Si noti con quanta facilità mi ha convinto
che ogni notte al suo fianco sarà l’ultima.
Angelo impietoso, il tuo compito è stato
insegnarmi finalmente a vivere senza te.

(da Love-Life, 1979)

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L’angelo impietoso che insegna l’amore e la solitudine in questa poesia del poeta inglese Hugo Williams è la figura della memoria, dell’assenza: ha già il rimpianto in sé, anche se noi non lo sappiamo, ed è questa la dolorosa lezione che apprendiamo.

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EDWARD HOPPER, “ESTATE IN CITTÀ”

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LA FRASE DEL GIORNO
Questo è amore, pensava lei, sì o no? Quando noti l'assenza di qualcuno, e detesti quell'assenza più di ogni altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza.

JONATHAN SAFRAN FOER, Ogni cosa è illuminata




Hugh Anthony Mordaunt Vyner Williams (Windsor, 20 febbraio 1942), poeta, giornalista e scrittore di viaggi inglese. Ha ricevuto il Premio T.S. Eliot nel 1999 e la Medaglia d'Oro della Regina per la Poesia nel 2004. Il suo stile si è evoluto allontanandosi dalla "parsimonia lirica in stile recensione" mentre i suoi argomenti sono diventati di natura più personale e intima.


venerdì 25 agosto 2017

Siamo solo noi


MARÍA MERCEDES VENDRAMINI

NON TEMERE DI PARLARE

Non temere di parlare
non guardare al di là di me

siamo solo noi
gli stessi
quelli di tutta la vita

la luce non indugia
fugge dalla finestra aperta
porta via i nostri minimi legami

che non torniamo a essere meno
di quello che non siamo stati.

(da Da questo luogo, 2017)

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Ancora una volta la voce della poetessa argentina María Mercedes Vendramini indaga nell’intimo umano, nella sfera dei sentimenti: è il loro – e il nostro - mutare al passare del tempo, è la loro densità sotto la lente della poesia.

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EDWARD HOPPER, “HOTEL BY A RAILROAD”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso.

JOHN GALSWORTHY



María Mercedes Vendramini, (Córdoba, 1945), poetessa argentina. Laureata in Fisica, ha pubblicato Eclisse di ceneri (1994), Soli minimi (1999), Canti degli ospedali (2003), Qui/là (2005), Fine di ottobre (2009), Fibre (2012).


giovedì 24 agosto 2017

È così che faccio



MARK STRAND

LA COLLINA

Sono arrivato fin qui con le mie gambe,
perso l’autobus, persi i taxi,
sempre in salita. Un piede avanti all’altro,
è così che faccio.

Non mi inquieta, la collina di cui non vedo fine.
Erba sul ciglio della strada, un albero che fa risuonare
le foglie nere. E allora?
Più cammino, più mi allontano da tutto.

Un piede avanti all’altro. Passano le ore.
Un piede avanti all’altro. Passano gli anni.
I colori dell’arrivo sbiadiscono.
È così che faccio.

(The Hill, da Darker, 1970 – Traduzione di Damiano Abeni)

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Quella collina su cui sale il poeta statunitense Mark Strand – chi non l’ha riconosciuta? – è la vita, con tutte le sue salite. Ma un passo dopo l’altro, un metro dopo l’altro, giorno per giorno, anno per anno, con caparbia ostinazione la viviamo.

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Claxton

FOTOGRAFIA © WILLIAM CLAXTON

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo mi dice ciò che sono. Cambio e resto lo stesso.
MARK STRAND, Darker




Mark Strand (Summerside, Canada, 11 aprile 1934 – Brooklyn, 29 novembre 2014), poeta statunitense di origini canadesi, fu saggista e traduttore, professore di Letteratura inglese e comparata alla Columbia University. Nel 1990 fu insignito della carica di Poeta Laureato della Biblioteca del Congresso.


mercoledì 23 agosto 2017

Perché splenda il bagliore


LENA PAPPÁ

SOMMA DOLOROSA

Quante ore della notte servono al giorno
per nascere,
quanto buio
perché splenda il bagliore,
quante gallerie di dolore bisogna attraversare
per giungere alla quiete di un sorriso,
quante radici amare di schiavitù
perché dia frutto la dolce libertà.

(da Parole di vetro, 1984)

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Sulla falsariga del Bob Dylan di “Blowing in the wind” la poetessa greca Lena Pappá si pone delle domande che non hanno una risposta univoca e precisa se non “tante”. Il percorso dal dolore alla gioia, dalla schiavitù alla libertà, dal male al bene, dal buio alla luce, è lungo e faticoso, ma comunque sempre possibile.

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Tunnel

FOTOGRAFIA © BIBLE GATEWAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è essenziale per mantenere la nostra sensibilità e la nostra umanità, le nostre radici e la nostra verità.
LENA PAPPÁ, StìgmaLògou, 28 gennaio 2013




Lena Pappá (Atene, 1932), poetessa greca. Ha studiato Storia e Archeologia all'Università di Atene e Filologia francese all'Istituto Francese di Atene. Ha frequentato i corsi di Storia dell'Arte presso la Scuola di Belle Arti di Atene. Collabora con le riviste letterarie Nea Estia, Efthyni, Socialis Tomes e Greek Letters.


martedì 22 agosto 2017

Dall’intima culla del ritmo


CARLOS EDMUNDO DE ORY

A TE CHE MI ISPIRI OBBEDISCO E DESIDERO

A te che mi ispiri obbedisco e desidero
la tua invisibile fuga e il tuo randagio arrivo
dall’intima culla del ritmo tu mi chiami
portandomi la conchiglia della profondità.

Sono senza fine senza fine i diluvi caduti
cuori che puntuali gustarono il loro aroma
qui serbano ancora le parole perdute
e io compongo un verso di conoscenza e perdono.

(da Poesia 1945-1969, 1970)

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Carlos Edmundo De Ory fu un poeta spagnolo controcorrente: lirico in tempo di avanguardie, barocco, romantico. Questa è la sua idea poetica, l’ispirazione che si fa poesia, che giunge dal profondo a mescolare memorie perdute: come scrisse nel suo Diario, “La poesia viene dall'infanzia. Siamo poeti se abbiamo avuto un’infanzia. Il poeta non arriva a scoprirsi finché non è lontano dall’infanzia. Il poeta scrive le sue poesie quando è divenuto un uomo (le sue vere poesie). Il vero poeta impasta e forma la sua atmosfera con i materiali più dimenticati della sua vita; con materiali indimenticabili”.

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Rassouli

FREYDOON RASSOULI, “UNIONE CELESTE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Cerco nella poesia, cerco in me: io sono la mia poesia.
CARLOS EDMUNDO DE ORY




Carlos Edmundo de Ory (Cadice, 27 aprile 1923 - Thézy-Glimont, Francia, 11 novembre 2010​), poeta, saggista, epigrammista e aforista spagnolo, esponente del postismo, sintesi delle avanguardie del ‘900. Figlio del poeta modernista Eduardo de Ory, dopo aver viaggiato per l’Europa si stabilì ad Amiens come bibliotecario della Maison de la Culture.


lunedì 21 agosto 2017

Bruna rondine


GAETANO ARCANGELI

LA RONDINE

In un paese sospeso a mezza costa,
in giorni neutri di un'estate incerta,
rondini imprevedute a lungo stettero
a conversare fitto, appese a fili,
o a buttarsi in voli radenti
sull'asfalto, se minacciava pioggia...

Enigmatiche e audaci mi sfioravano,
instancabili d’ali e di bisbigli
che mi provavo a cogliere e ad intendere;
poi, disperando, spiavo le nuvole,
se mai, da esse, il segno di una sorte,
in squarci di foschia, mi trasparisse...

Ma un giorno, inavvertite, via migrarono.
E a quei monti a me migrasti tu,
bruna rondine tesa e solitaria.

(da L'Appennino e nuove poesie, Mondadori, 1963)

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La natura misteriosa, la “natura matrigna” del De rerum natura di Lucrezio, è spesso protagonista dei versi del poeta bolognese Gaetano Arcangeli, figura solitaria e controcorrente del Novecento italiano: riaffiora qui nel suo essere incomprensibile, nell’enigmatico mistero che nasconde quando le rondini, lanciando i loro garriti, ormai sul finire dell’estate, compiono la loro sarabanda di voli prima di migrare. Eppure, rifiorisce la speranza nella terzina finale quando, partite le rondini senza che il poeta neppure se ne sia reso conto, compare improvviso l’amore.

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FOTOGRAFIA © THE CLARE CHAMPION

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LA FRASE DEL GIORNO
Volgiti a questa parte, passo vivo / alacre dell'amata, qui scandisci / il ritmo del mio giorno, non altrove!

GAETANO ARCANGELI, L’Appennino e nuove poesie




Gaetano Arcangeli (Bologna, 19 aprile 1910 – 8 settembre 1970), poeta italiano. Si allontanò via via dall’ermetismo verso toni più lirici e talora satirici. Tra i suoi temi la natura misteriosa e ostile, le memorie dell’infanzia e dell'adolescenza, il ricordo del padre e la solitudine.


domenica 20 agosto 2017

Se tutto fosse diverso


CLAUDIA LARS

LETTERE SCRITTE QUANDO SCENDE LA NOTTE

I

Il tempo è tornato indietro — per un istante —
Nella casa dove la mia gioventù
Voleva mangiarsi il cielo.
Il resto lo conosci bene…
Vennero altri con le loro parole
E i loro corpi,
A cercarmi dolorosamente
O a lasciare la nebbia del viaggio
Nelle mie povere mani.
Il resto è silenzio…
Oggi ho le tue poesie nelle mie lacrime
E l’atteso messaggio — così tuo —
Entra nel mio cuore dopo mille anni di assenza.
Il resto è possedere questo miracolo
E sentirmi sulla riva del Gran Sogno
Come una rosa nuova.
"Dammi la tua mano, infine, per sempre"…


III

Avrei potuto vivere vicino a te
Dolcemente
E accendere la lampada e sedermi
Nell’ampia poltrona profumata di tempo.
Avrei potuto cogliere una rosa
E metterla sula tua scrivania
O ricamare a metà pomeriggio
Una tovaglia a fiori.
È avvenuto il contrario:
Andai lontano e sola
- Tremendamente sola -
perché non volesti accompagnarmi.
Ma gli andirivieni su quelle strade
Quanto mi insegnarono a conoscere me stessa!


VI

Se tutto fosse diverso
Io non avrei un lungo viaggio negli occhi
E versi e versi
In questa solitudine…
Se tutto fosse diverso
Io sarei al tuo fianco del tutto felice
E metà della tua anima.

(da Lettere scritte quando scende la notte, 1974)

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Se tutto fosse diverso… Quante volte abbiamo costruito le nostre vite con i se, quante esistenze alternative abbiamo sognato o immaginato senza avere o trovare la forza di viverle – anche per contingenze del tutto estranee al nostro potere. È questo pensiero che mette in versi la poetessa salvadoregna Claudia Lars, ricordando il suo primo amore, il poeta nicaraguense Salomón de la Selva, con cui ebbe una relazione interrotta dai suoi genitori, che la inviarono negli Stati Uniti: ormai avanti negli anni, tornata nella casa paterna, ripercorre quell’amore in quei luoghi che lo videro svilupparsi e sulle poesie a lei dedicate.

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Palk

ANNA PALK, “LA LETTERA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Qualcuno ha detto molto giustamente: «Io sono quello che non ho fatto». Con questo si deve intendere che gli atti che non abbiamo compiuto, per il fatto stesso che vi pensiamo di continuo, sono il solo contenuto del nostro essere. In altri termini, io sono i miei rimpianti.
EMIL CIORAN, Quaderni 1957-1972




Margarita del Carmen Brannon Vega, conosciuta con lo pseudonimo di Claudia Lars (Armenia, 20 dicembre 1899 – San Salvador, 22 luglio 1974, poetessa salvadoregna. La sua opera, influenzata da Amado Nervo e Christina Rossetti,  ha un lirismo raffinato e si distingue per la padronanza della metrica.


sabato 19 agosto 2017

Chiunque si specchia


KIKUO TAKANO

LO SPECCHIO

Che oggetto triste
hanno inventato gli uomini!
Chiunque si specchia
sta di fronte a se stesso
e chi pone la domanda
è, al tempo stesso, l’interrogato.
Per entrare più a fondo
l’uomo deve fare il contrario,
allontanarsi.

(da L’infiammata assenza, Edizioni del Leone, 2005 – Trad. Yasuko Matsumoto e Renato Minore)

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Lo specchio è bugiardo di per sé perché non restituisce la nostra immagine esatta ma il suo riflesso rovesciato – per questo spesso non ci piacciamo nelle fotografie, abituati al nostro alter ego fasullo. Kikuo Takano, poeta e matematico giapponese ossessionato dalla ricerca del senso dell’esistenza, non li ama, così come Jorge Luis Borges: “È strano che ci siano sogni, che ci siano specchi, che l'usuale e consumato repertorio di ogni giorno includa l'illusorio orbe profondo che ordiscono i riflessi. Dio (ho pensato) mette molta cura in tutta quell'inafferrabile architettura che la luce edifica con la limpidezza del cristallo e l'ombra con il sogno. Dio ha creato le notti che si armano di sogni e le forme dello specchio perché l'uomo senta che è riflesso e vanità. Per questo ci allarmano”.

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FOTOGRAFIA © RUSLAN KADIEV

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LA FRASE DEL GIORNO
Sarò forse presuntuoso ma il mio specchio mi calunnia
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GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Kikuo Takano (Sado, 20 novembre 1927 – Kamakura City, 1º maggio 2006), poeta e matematico giapponese. Cominciò a scrivere le sue prime poesie alla fine della II guerra mondiale. Fonte d'ispirazione sono stati il surrealismo e Heidegger. Ha scritto poesie che si interrogano sul significato dell'esistenza. Ha condotto inoltre ricerche sulla formula del pi greco.



venerdì 18 agosto 2017

La risacca


ROSE AUSLÄNDER

AL MARE

Con le profonde impronte delle sue dita
la risacca
ci raggiunge

Dalla polvere cittadina
purificati
i nostri minuti

L’acqua
traspone in musica le nostre parole
melodie liquefatte

orlate di sabbia

(da Blinder Sommer, 1987 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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La poetessa tedesca Rose Ausländer, immigrata negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, vede il mare come purificazione, come fuga dalla città alienante, dalla sua polvere, dal tempo che scorre inesorabile. Lì, invece, dove le onde affluiscono con il loro ritmo capace di calmare, anche i discorsi diventano musica, e le parole poesia.

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Mare

FOTOGRAFIA © HDIMAGELIB

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LA FRASE DEL GIORNO
Lo spettacolo del mare fa sempre una profonda impressione. Esso è l'immagine di quell'infinito che attira senza posa il pensiero, e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi
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MADAME DE STAËL, Corinna o l’Italia




Rose Ausländer, nata Rosalie Beatrice Scherzer (Černivci, Ucraina, 11 maggio 1901 – Düsseldorf,  3 gennaio 1988), poetessa ebrea tedesca. Dai tomi fiabeschi della gioventù passò a narrare con dolore la deportazione e lo sterminio degli ebrei e l’alienazione di New York, dove visse a lungo.


giovedì 17 agosto 2017

È questo un libro


MANUEL ANTÓNIO PINA

I LIBRI

È questo allora un libro,
questo, come dire?, sussurro,
questo volto rivolto all’interno
di una cosa buia che ancora non esiste
che, se una mano improvvisa
innocente lo tocca,
si apre indifeso
come una bocca
che parla con la nostra voce?
È questo un libro,
questa specie di cuore (il nostro cuore)
che dice “io” tra noi e noi?

(da Come si disegna una casa, 2011)

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È una bella descrizione di un libro questa che fa il poeta portoghese Manuel António Pina: perché alla fine ogni libro è parte di noi, è quello che di nostro troviamo in esso, che da essere inanimato e misterioso illumina il suo buio pagina dopo pagina, svelando quel suo ignoto universo.

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Kush

DIPINTO DI VLADIMIR KUSH

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LA FRASE DEL GIORNO
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante.

FERNANDO PESSOA




Manuel António Pina (Sabugal, 18 novembre 1943 – Porto , 19 ottobre 2012),  poeta, giornalista e scrittore portoghese, insignito del Premio Camões nel 2011. Il suo lavoro si è concentrato principalmente sulla poesia e sulla letteratura per bambini, sebbene abbia scritto anche diverse opere teatrali, opere di narrativa e cronache. 


mercoledì 16 agosto 2017

La contrapposizione


RAFAEL CADENAS

I POETI NON CONVINCONO

I poeti non convincono.
E nemmeno vincono.
Il loro ruolo è un altro, estraneo al potere: la contrapposizione.

(da Annotazioni, 1973)

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Eh già: come annota il poeta venezuelano Rafael Cadenas, poesia e potere non vanno d’accordo, i poeti non possono asservire la loro libertà – in tal caso la loro non sarebbe più poesia, poiché verrebbe meno il senso critico insito nei versi, la capacità di vedere le cose da un punto di vista privilegiato, forse più alto, comunque diverso.

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De Chirico

GIORGIO DE CHIRICO, “IL POETA E IL PITTORE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Che cosa ci si aspetta dalla poesia se non che renda più vivo il vivere?

RAFAEL CADENAS




Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.



martedì 15 agosto 2017

La balena verde dell’estate


PABLO NERUDA

ODE ALL’ANGURIA

L’albero dell’estate
intenso,
invulnerabile,
è tutto il cielo azzurro,
sole giallo,
stanchezza a goccioloni,
è una spada
sopra le strade,
una scarpa bruciata
nelle città:
la chiarezza, il mondo
ci angosciano,
ci attaccano
gli occhi
con polverone,
con repentini colpi d’oro,
ci incalzano
i piedi
con piccole spine,
con pietre calde,
e la bocca
soffre
più che tutte le dita:
hanno sete
la gola,
i denti,
le labbra e la lingua:
vogliamo
bere le cascate,
la notte azzurra,
il polo,
e quindi
attraversa il cielo
il più fresco di tutti
i pianeti,
la rotonda, suprema
e celestiale anguria.
È il frutto dell’albero della sete.
È la balena verde dell’estate.

L’universo secco
all’improvviso
cancellato
da questo firmamento di freschezza
lascia cadere
la frutta
traboccante:
si aprono i suoi emisferi
mostrando una bandiera
verde, bianca, scarlatta,
che si scioglie
in cascata, in zucchero,
in delizia!

Cassaforte dell’acqua, placida
regina
del fruttivendolo,
bottega
della profondità, luna
terrestre!
Oh pura,
nella tua abbondanza
si sciolgono rubini
e uno
desidera
morderti
affondando
in te
la faccia,
i capelli,
l’anima!
Ti distinguiamo
nella sete
come
miniera o montagna
di splendido alimento,
ma
ti trasformi
tra la dentatura e il desiderio
soltanto in
luce fresca
che si slega,
in sorgente
che ci toccò
cantando.
E così
non pesi
nella siesta
bruciante,
non pesi
soltanto
uvette
e il tuo grande cuore di brace fredda
si trasformò nell’acqua
di una goccia.

(Oda a la sandía, da Odi elementari, 1954)

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Quale altro frutto è simbolo dell’estate piena e soprattutto del Ferragosto più dell’anguria? Quella di cui a Milano si dice che “se pacia e se lava la facia” (si mangia e ci si lava la faccia). Ecco l’ode che eleva alla verde “luna terrestre” che spaccata diventa una bandiera italiana (o messicana) nientemeno che un Premio Nobel, il poeta cileno Pablo Neruda.

Buon Ferragosto, amici lettori del Canto delle Sirene!

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Anguria

ELIZABETH FLOYD, “ANGURIA A FETTE”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'anguria è il salvadanaio dei tramonti.
RAMÓN GÓMEZ DE LA SERNA, Greguerías




Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973), poeta, diplomatico e politico cileno, è considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento. Fu insignito del Premio Nobel nel 1971.

lunedì 14 agosto 2017

Il seme brillante della notte


ROBERT LOUIS STEVENSON

IL GUARDIANO DEL FARO

Il seme brillante della notte,
la stanza di luce infuocata mi circonda:
siedo dentro una fiamma di luce
tenuta alta sopra il mare scuro.
Lontano la risacca si infrange e urla
lungo miglia deserte di spiaggia
illuminata dalla luna
e tra le maree l'onda che precipita
cade in una valanga di schiuma
e riporta le sue acque agitate
verso scogli e caverne d'acqua.

La campana suona chiara: i meccanismi si tendono,
le lenti girando lampeggiano e passano,
la struttura va girando nella struttura luccicante
con gelidi balenii di specchio in movimento:
non viste da me, ogni ora oscura
le onde si accavallano fino alla torre
o nel riflusso sprofondano ancora;
e a volte per tutta la notte
attratto da lontano affascinato dalla luce
un uccello di mare sbatte contro i vetri.

E finalmente quando l'alba chiude la notte
e cinge il semicerchio del mare,
il faro pallido e alto nella luce
sembra più bianco e spettrale.
L'alta marea del mattino è finita: ora si vede
la cintura di alghe verde e netta
che circonda la base della torre,
distingue gli intervalli della marea
e i guardiani hanno gli occhi pesanti
e le labbra insonni sono secche e amare.

La notte è finita come un sogno:
gli uccelli di mare gridano e s'immergono,
e nel sole del mattino evaporano
le secche di nuovo scoperte e grondanti
attorno al cui bordo l'onda di vetro
si sente scorrere con uno sciacquìo frusciante;
mentre, sulla torre bianca che si solleva alta
con luce gialla nel vetro sbiadito,
le lenti che girano lampeggiano e passano
e brillano pallide contro il cielo.

1869

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Robert Louis Stevenson, scrittore scozzese noto soprattutto per “Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde” e per il romanzo di avventura “L’isola del tesoro”, si cimentava anche con la poesia. I fari fecero parte da sempre della sua vita: il nonno, il padre e due zii erano infatti costruttori di fari. Stevenson rende tutto il fascino di queste torri luminose conferendo alla poesia immagini di colori e movimento.

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Faro

JOSEPH TURNER, “IL FARO DI BELL ROCK”

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LA FRASE DEL GIORNO
Le parole del mare salgono con la marea: / alghe, scogli, gabbiani, faro, barche, spume e onde, / sovrane, femminili e infinite onde.
WINÉTT DE ROKHA, Oniromanzia




Robert Louis Balfour Stevenson (Edimburgo, 13 novembre 1850 – Vailima, 3 dicembre 1894), scrittore, drammaturgo e poeta scozzese dell'età vittoriana, noto principalmente per i romanzi L'isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Unendo una rara eleganza formale alla fantasia inventiva,seppe ammantare di un'atmosfera leggendaria anche le più umili circostanze della vita.


domenica 13 agosto 2017

Nel silenzio della notte


NUNO JÚDICE

TORNA DA ME NEL SILENZIO DELLA NOTTE

Torna da me nel silenzio della notte
voce che amo, e le tue parole
che mai dimentico. Torna da me
perché la tua assenza non appanni
il vetro della memoria, né lo trasformi
nello specchio opaco dei miei occhi. Torna
con le labbra di cui sognai il bacio in un estuario
rivestito del sudario della nebbia; e trascina
con te l’alta marea del mattino che ogni
naufrago ha sognato.

(da Il movimento del mondo, 1996 - Traduzione di Chiara De Luca)

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Il poeta portoghese Nuno Júdice disse in un’intervista al quotidiano spagnolo El País: “Mi costringo a scrivere ogni giorno, come un impiegato. Scrivere è la mia vita. Mi piace farlo, non mi dà da vivere, però è la mia maniera di essere”. Così, allo stesso modo, ogni notte sogna la voce amata, il corpo amato, per cercare di riaverlo, di sopperire a quell’assenza, come del resto la poesia stessa è un tentativo per lo più vano di appropriarsi della realtà.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia offre il suo canto / all'amore, alla celebrazione ebbra del passato, / alle risa che il tempo non ha conservato.
NUNO JÚDICE




Nuno Manuel Gonçalves Júdice Glória (Mexilhoeira Grande, 29 aprile 1949) è un poeta, romanziere e saggista portoghese. Professore universitario alla Universidade Nova di Lisbona, è esperto di letteratura medievale.


sabato 12 agosto 2017

Intatta sotto la cenere


CARL RAKOSI

POESIA

La sua natura è sembrare
insieme assoluta e mortale
come se un bambino fosse passato di qui
o l’impronta del suo piede
si fosse conservata
intatta
sotto la cenere di Ercolano.

(da Poesie scelte, 1941)


L’Oggettivismo, corrente estrema del Modernismo, cui appartennero solo poeti americani di cui l’ultimo fu Carl Rakosi, indaga sul rapporto tra gli enunciati modificandoli, mettendoli in dubbio e analizzandoli per porre in rilievo i collegamenti poco appariscenti tra le cose. Ne è quasi un manifesto questa poesia, dove l’impronta evanescente di un bambino, simile a un calco di quelle impresse nella cenere dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, emerge come uno svelamento del reale.

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Impronta

FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
È questo che la poesia essenzialmente è: una rivelazione, una scoperta dell’ignoto.
CARL RAKOSI




Carl Rakosi (Berlino, 6 novembre 1903 – San Francisco, California, 25 giugno 2004), poeta stunitense, ultimo membro sopravvissuto del gruppo originale di poeti a cui è stata assegnata l'etichetta di Oggettivismo, movimento che trattava la poesia come un oggetto, enfatizzando la sincerità, l'intelligenza e la capacità del poeta di guardare chiaramente il mondo. 


venerdì 11 agosto 2017

È parole la poesia


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

POETICA

Prima che sia scritta, è parole la poesia.
Poi le sue parole diventano nuvole,
colori, luce, maree di astri,
fiumi di bandiere, macchine, ciminiere,
gente che sale o scende,
impalcature all’orizzonte.
E pensate: tutte queste cose, prima di diventare ciò
che sono in poesia, erano solo parole.

(La terra che si fa fiore e albero).

(da Il pianeta visibile,1983 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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La terra si fa fiore e albero attraverso il seme. Lo stesso accade per la poesia, dice il poeta greco Nikifòros Vrettàkos: prende le parole singolarmente e le associa formandone meraviglie capaci di descrivere il mondo intero, le città, la natura, l’universo, ma soprattutto i sentimenti e le emozioni: una traduzione “che cerca di riplasmare il mondo”, come scrive la traduttrice Gilda Tentorio sul numero 289 di Poesia.

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RENÉ MAGRITTE, “LA CORDA SENSIBILE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Splendono, si sciolgono, / si perdono le mie parole l’una dentro l’altra, / non hanno confini.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli.


giovedì 10 agosto 2017

Luci di San Lorenzo


LEONARDO SINISGALLI

SERA DI SAN LORENZO

Mi rialzo alle colline
(Così lustre di pula lenta nel soffio d’agosto)
Silvestro, dolce amico, mi rassegni
D’ogni cosa trascorsa, dell’usura
Che fa liscia la pietra sopra il grano,
E una foglia mi porgi sulla mano
Generosa. Nel torpido alone
Della giovane luna ti chiudi
E parli di tante allegrie.
Fresco il vento sugli occhi si avviva
E rintoccano i sonagli alle vette.
Sono luci di San Lorenzo
Le fole che vidi ardere: tu ridi
Se penso la fila lunga
Di formiche che bruci.

(da Campi Elisi, Scheiwiller, 1939)

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Il poeta lucano Leonardo Sinisgalli è tornato per le vacanze di agosto al suo paese natale, Montemurro, ed è un dolce canto quello della terra bruciata dal sole, delle colline che si inerpicano fino al Santo Jaso e al Monte Agresto, delle memorie d’infanzia che riaffiorano in questa notte di San Lorenzo in cui ardono le stelle cadenti come le illusioni.

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Stelle

FOTOGRAFIA © QT

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LA FRASE DEL GIORNO
Mi ritorna la triste / Vocazione ad esistere, / La brama di cercarmi in ogni luogo
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LEONARDO SINISGALLI, Vidi le Muse




Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


mercoledì 9 agosto 2017

L’erba e l’ombra


LIBERO DE LIBERO

GIORNO CALDO

L’estate si dona,
largo è il favore.
Di me disteso si orna
la quercia mai stanca
di chiamare l’acqua.

Quest’albero ricco
mi fa grata l’erba e l’ombra,
a me ritorna nel suo fiato
caldo un volto innamorato,
si piegava sul mio collo,
due fiori cresciuti nel sonno.

(da Testa, Edizioni della Cometa, 1938)

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Un sonno tranquillo, naturale, all’ombra di una vecchia quercia che dona amorevole ombra e ossigeno, quello del poeta ciociaro Libero De Libero: un luogo dove rinfrancarsi e ritrovarsi, un po’ come il Wendell Berry della “Pace delle cose selvagge”: «Giungo al cospetto delle acque calme. / E sento su di me le stelle cieche del giorno / che attendono di mostrare il loro lume. Per un po' / riposo tra le grazie del mondo e sono libero».

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Albero

FOTOGRAFIA © SANDER HOOGENDOORN/FLICKR – LICENZA COMMONS 2.0

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LA FRASE DEL GIORNO
E guardo e ascolto / lento passare il mattino d’estate / su la pianura, per il cielo, e dentro / l’anima mia.
DIEGO VALERI, Umana




Libero De Libero (Fondi, 10 settembre 1903 – Roma, 4 luglio 1981), poeta, critico d'arte e narratore italiano. Gli Anni ‘30 lo videro al Caffè Aragno di Roma con Vincenzo Cardarelli, partecipe della  scuola pittorica di via Cavour. La sua poesia si inserisce in un ermetismo legato alla terra, al vigore del reale.


martedì 8 agosto 2017

Asciutte e fragili


MARÍA MERCEDES VENDRAMINI

MI SPOGLIO DELLE TRISTEZZE

Mi spoglio delle tristezze
le lavo a mano
le stendo al sole

quando passerà l’estate
asciutte e fragili
saranno diverse.

(da Da questo luogo, 2017)

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La poetessa argentina María Mercedes Vendramini, come molti di noi, trova nell’estate un rifugio sicuro dalla malinconia: in questa stagione dove più facile è essere allegri e spensierati, è tempo di gettare le inutili vesti della tristezza, come la vecchia pelle di cui si disfano certi rettili.

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Gillard

SARAH GILLARD, “PANNI STESI”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’estate, oltreché liberandoci dai patimenti, produce in noi il desiderio de’ piaceri, ci dà anche una confidenza di noi stessi, e un coraggio, che nascono dalla facilità e libertà di agire che noi proviamo allora per la benignità dell’aria..

GIACOMO LEOPARDI, Zibaldone




María Mercedes Vendramini, (Córdoba, 1945), poetessa argentina. Laureata in Fisica, ha pubblicato Eclisse di ceneri (1994), Soli minimi (1999), Canti degli ospedali (2003), Qui/là (2005), Fine di ottobre (2009), Fibre (2012).


lunedì 7 agosto 2017

Come due barche


HENRIK NORDBRANDT

NAVIGAZIONE

Dopo esserci amati rimaniamo vicini
e allo stesso tempo a una certa distanza
come due barche che si godono
le loro linee nelle acque scure, virano
così intensamente che i loro scafi
son vicini a spaccarsi per pura e semplice estasi
mentre fanno a gara nell'azzurro
sotto vele che il vento notturno riempie
di chiaro di luna e brezze profumate di fiori
- senza che l'una mai
cerchi di lasciarsi l'altra a poppa
e senza che la distanza tra loro
diminuisca né aumenti un po’.

Ma vi sono altre notti in cui navighiamo
come due transatlantici illuminati
coricati fianco a fianco
con le macchine spente, sotto un firmamento straniero
e senza un solo passeggero a bordo:
su ogni ponte suona una orchestra di violini
in onore delle onde lucenti.
E il mare è pieno di vecchie navi stanche
che abbiamo affondato nei nostri tentativi di raggiungerci.

(da Ode alla piovra e altre poesie d'amore, 1975 – Traduzione di Bruno Berni)

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Navigazione è il viaggio della vita per Henrik Nordbrandt, poeta danese, è un continuo andare con irrequietezza per superare il senso di solitudine. E in questo caso si avvale della carta nautica dell’amore, delle sue condizioni del tempo, perché anche l’amore, come il mare ha le sue tempeste e le sue bonacce, le sue onde e le sue secche.

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Yaskulka

HAL YASKULKA, “IL SOGNO DEGLI AMANTI”

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LA FRASE DEL GIORNO
Tanto ho pensato a te / e ho scritto tanto di te  / senza proprio sapere chi tu fossi.
HENRIK NORDBRANDT




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Poesie. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.